Beppe Grillo è intervenuto oggi all’assemblea degli azionisti di Telecom Italia. E’ la seconda volta che Grillo esterna il suo pensiero in tale sede. Il blog dello stesso Grillo riporta parte dell’intervento, mentre il video che mettiamo in visione in altra pagina è integrale: diciassette minuti di durata. Da buon attore, poi, Grillo improvvisa sulla traccia di testo che ha pubblicato sul suo blog. Inutile dire che il linguaggio usato durante l’intervento è più colorito e nel tipico stile del comico/politico (“Manager con le pezze al culo”, ad esempio, quando si riferisce ai manager di Telecom Italia). Oppure un passaggio quando cita il proprio padre che faceva l’industriale e che usava una tecnica che oggi i manager di impresa non fanno più: “Quando mio padre aveva un debito, lo risanava e poi riprendeva l’attività. I vecchi industriali facevano così” riferendosi al grossodebito di telecom.
Beppe Grillo si è presentato con una fascia nera al braccio: “Oggi sono venuto a celebrare i funerali di Telecom Italia”. Grillo denuncia il dimezzamento, attraverso i licenziamenti, dei dipendenti negli ultimi dieci anni: dai circa centomila del 1999 ai 54.236 del 31 dicembre 2009. “Telecom si sta estinguendo”. Grillo prosegue con dati e cifre: “Il valore di un’azione Telecom era di circa 8 euro nel 2003 e oggi vale poco più di un euro. Nel 2009 i ricavi di Telecom Italia sono stati di 27,1 miliardi di euro con un debito di 34 miliardi di euro. Il debito è di 7 miliardi di euro più dei ricavi. I ricavi sono in diminuzione del 6,3% rispetto al 2008 ed è previsto un ulteriore calo del 3% nel 2010”. Beppe Grillo pone una domanda precisa: dove sono finiti i soldi di Telecom?
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–“Se la Telecom in questi dieci anni ha venduto quasi tutte le sue partecipazioni” chiede Grillo “i suoi immobili, persino le centrali telefoniche, ridotto del 50% il personale, diminuito i suoi ricavi, ridotto gli investimenti, quasi azzerato il valore del titolo e, nonostante tutto questo, il debito è rimasto lo stesso di 37 miliardi. La domanda è: dove sono finiti i soldi?”. Concludendo con un “Cari Bernabè e Galateri, vendete quello che è rimasto a Telefonica, restituite la dorsale allo Stato e dopo andate a casa, insieme al consiglio di amministrazione, prima del fallimento”.