In ginocchio a pregare davanti alla Basilica di San Benedetto. A Norcia. Anzi a pregare davanti alle macerie di quella che era la basilica dedicata al santo patrono d’Europa. E forse quella preghiera è proprio un richiamo a chi non ha voluto riconoscere nella Costituzione europea le radici cristiane che hanno formato Stati e nazioni.
Ieri è stata una giornata triste, devastante è devastata. Una giornata di paura dopo una notte insonne. Poco dopo le sette del mattino, quando in tanti erano ancora a letto, una scossa di magnitudo 6.5 della scala Richter ha fatto tremare l’intera Italia centrale. Danni, crolli, storie e situazioni disperate. È crollato tutto quello che poteva crollare, anche la montagna si è spaccata in due. La faglia sotto gli Appennini non vuole smettere di muoversi, portando dolore, distruzione e facendo scomparire tanti piccoli paesi dell’Umbria e delle Marche che da sempre erano motivo di richiamo turistico per le bellezze monumentali e naturali. Norcia ha il centro storico a pezzi, ma sono veramente tanti i paesi che devono essere ricostruiti, che di fatto non esistono più se non sulla cartina geografica.
L’unica cosa da sottolineare di positivo è che non ci sono state vittime, nonostante la forza e la violenza di questa scossa che nel corso della giornata è stata seguita da altre, sempre con magnitudo superiore a quattro. Feriti a decine, qualcuno anche grave, come quella donna che si è buttata per la paura giù dalla finestra, dal primo piano della sua abitazione, riportando un forte trauma cranico. Un’altra persona è stata recuperata sotto le macerie della sua casa crollata ed ora è ricoverata in ospedale in condizioni critiche. Ma vista la violenza della scossa il bilancio è da considerarsi positivo, anche valutando il numero delle case crollate, di quelle lesionate e di quelle dichiarate inagibili. Sono ancora numeri in corso di valutazione quelli relativi al numero delle persone sfollate, che non hanno più una casa. Situazione complessa anche per il fatto che si è notevolmente allargato il perimetro dell’area coinvolta dal terremoto. Molti paesi della provincia di Macerata, ma questa volta il sisma ha colpito in Abruzzo anche le province di Teramo e dell’Aquila. Qui nel centro storico è crollato un palazzo che era stato lesionato dal sisma del 2009. In provincia di Teramo la zona più colpita è quella di Montorio al Vomano, con 2mila persone che sono state sfollate. Ma anche il capoluogo di provincia ha registrato numerose case dichiarate inagibili. In queste zone la paura è che si possa svegliare una faglia accanto al Gran Sasso, nelle immediate vicinanze della diga di Campotosto, che viene comunque continuamente monitorata, ma che in caso di forte terremoto potrebbe causare danni con milioni di metri cubi d’acqua che scivolerebbero verso il mare Adriatico, distruggendo tutto quello che incontrano per strada.
In molti sono rimasti colpiti dalle immagini dei padri benedettini e delle monache che, seppure spaventati, si sono messi a pregare davanti alla statua di San Benedetto, per ricordare che l’uomo è più forte di ogni terremoto, che il suo destino è legato alla preghiera più che alla forza della natura. E a dimostrazione di questo le cronache di ieri hanno registrato almeno due battesimi che nonostante il terremoto sono stati celebrati: uno nella piazza principale di Teramo, l’altro in un paesino delle Marche. Due vite nuove che proprio in un giorno di dolore hanno portato gioia e allegria, hanno tracciato un percorso che passa attraverso il riconoscimento di qualcuno più grande a cui affidarsi.
Ma la notte incombe, tanti dormono in macchina, tantissimi non riusciranno a chiudere occhio. Le voci si accavallano, anche le leggende metropolitane, ma meglio stare svegli, aiuta a sconfiggere la paura.