Il giorno 2 maggio, la Chiesa cattolica ricorda e celebra la memoria di sant’Atanasio, vescovo e dottore della Chiesa nato il 18 gennaio 295 ad Alessandria d’Egitto. Atanasio è stato uno dei veri primi difensori della fede, e uno tra coloro che ha contribuito a fissare per sempre alcuni dogmi fondamentali per la Chiesa nei secoli a venire. Visse nel periodo antecedente all’ufficializzazione della religione cattolica, morendo poco prima, ed è detto “il grande” perchè diede prova di una grandissima tempra morale nel combattere le eresie. Per la sua salda fede fu condannato all’esilio per ben cinque volte, ma riuscì a condurre la sua attività pastorale con successo, lasciandoci anche molti scritti che hanno fatto sì che il suo nome venisse annoverato tra quelli dei Dottori della Chiesa. All’Egitto e all’ambiente alessandrino egli fu profondamente legato per tutta la vita, e qui si formò culturalmente iniziando già giovanissimo a dare il suo contributo circa una delle tematiche più controverse dell’allora erigenda dottrina cattolica, vale a dire il dogma della trinità. Infatti, imperversava in quegli anni l’eresia ariana che negava la divinità del Cristo. A tal fine, partecipò nel 325 al Concilio di Nicea, in cui venne messo a punto il simbolo, o credo, che ancora oggi si recita durante la liturgia della messa, e che ribadisce chiaramente la sostanza una e trina di Dio. Nel 328, di lì a poco, sant’Atanasio fu nominato vescovo e patriarca di Alessandria d’Egitto, ed ebbero inizio anche le sue tribolazioni. Il suo polso fermo e la sua forte personalità, infatti, erano come fumo negli occhi per i sovrani romani che continuavano ad avversare la nuova religione cristiana. Sant’Atanasio fu così mandato in esilio da Costantino. Il santo si ritirò a Treviri, dove compose alcuni dei suoi scritti. Alla morte di Costantino potè tornare ad Alessandria, ma dopo poco dovette nuovamente abbandonare la sua sede vescovile, continuamente vessato dal potere imperiale, rifugiandosi stavolta a Roma, dove risiedette tra il 340 e il 343. In seguito sant’Atanasio rientrò ad Alessandria, ma nel 350 l’imperatore Costanzo, manovrando gli esiti dei concili di Arles e di Tiro, riuscì ad ottenere una nuova condanna all’esilio per il santo vescovo, che però fuggi e si rifugiò in eremitaggio presso dei monaci nel deserto, condividendo la loro povera vita. Per i monaci sant’Atanasio scrisse La Storia degli Ariani, dimostrando una grande versatilità verbale e riuscendo ad esprimere in modo semplice, molto immediato e a volte anche crudo, il suo pensiero. Il lungo calvario del santo terminò solo con la salita al trono dell’imperatore Giuliano, che fu detto l’Apostata perchè emanò un editto di tolleranza verso tutte le confessioni religiose. Era il 361: il vescovo rientrò ad Alessandria e qui morì nel 373. Il corpo di sant’Atanasio fu tumulato nella sua città, ma in seguito traslato a Venezia. Qui infatti, nella chiesa di San Zaccaria, si trovano ancora alcune spoglie del santo. Nel 1973 però i suoi resti furono ricondotti in patria, e oggi si trovano nella chiesa copta di San Marco.