Un filmato girato dagli operatori televisivi dei vigili del fuoco, accorsi in via D’Amelio, a Palermo, il 19 luglio del 1992 subito dopo lo scoppio della bomba piazzata sotto l’auto del giudice Paolo Borsellino getta nuova luce sul mistero della famosa agenda rossa che il magistrato portava sempre son sé e che dopo la sua morte non fu mai ritrovata. Alcuni fotogrammi girati oltre vent’anni fa, e fino ad ora inediti, mostrano, vicino al corpo carbonizzato del giudice, un quaderno rosso e, subito dopo, un uomo vestito in modo distinto che, approfittando della calca e della confusione creatasi dopo l’attentato, copre l’agenda con un cartone. Nel corso degli anni, le ipotesi formulate su che fine abbia fatto l’agenda rossa sono state tante, ma la vedova Borsellino, Agnese Piraino Leto, da poco scomparsa, i figli e i collaboratori più stretti hanno ribadito più volte che il magistrato non si separava mai da quel quaderno, che aveva con sé anche il giorno della sua morte. Certo, qualcuno disse che venne distrutto dalle fiamme, ma di esso non furono ritrovati nemmeno i resti e le immagini del video pubblicate da Repubblica potrebbero provare il fatto che sia stato sottratto, come sostiene anche lo storico Giuseppe Casarrubea.
Cosa pensa di questo nuovo video che mostrerebbe l’agenda?
Penso sia una scoperta davvero importante. Anche se non sempre due indizi fanno una prova, unendo le testimonianze della famiglia di Borsellino e dei suoi intimi – i quali hanno sempre dichiarato che il giudice aveva sempre con sé l’agenda rossa e il giorno della sua morte non fece eccezione – al fatto che essa compaia con evidenza in questo video inedito, se ne deduce un fatto oggettivo: prima c’era, ora non c’è più.
Ci sono altri dati che potrebbero confermare che l’agenda sia stata rubata e non sia stata distrutta dall’esplosione?
La riprova ulteriore del fatto che l’agenda sia stata sottratta è che questo modus agendi è una costante nella storia italiana. Non pensiamo certo che Borsellino sia stato l’unico a subire questo “trattamento”: anche dopo la morte del Generale Dalla Chiesa non venne più trovati alcuni documenti che conteneva nella sua borsa, e, per risalire più indietro nel tempo, cito il caso della morte del bandito Salvatore Giuliano, di cui sparì uno dei memoriali.
Sembra assurdo che l’uomo che si vede nel video agisca indisturbato sulla scena del crimine.
Il luogo dell’esplosione non fu recintato subito, quindi chiunque si fosse voluto avvicinare, avrebbe potuto farlo senza problemi, approfittando della confusione creatasi. Che sia stata negligenza da parte delle forze dell’ordine o altro non si può dire, sta di fatto che è evidente che le indagini nelle ore successive alla strage non furono condotte con attenzione, permettendo l’agire indisturbato di chi ha sottratto l’agenda.
Quindi il presunto ladro, agendo prontamente sul posto, era già al corrente del fatto che via d’Amelio sarebbe avvenuta la strage.
Probabilmente non faceva parte del gruppo mafioso che ha organizzato materialmente l’uccisione di Borsellino, ma dal momento che la scomparsa di documenti importanti dopo gli attentati è una prassi e una costante che ritorna sempre, è verosimile pensare che appartenesse a dei servizi d’intelligence, fosse informato dei fatti e attendesse il momento propizio per agire.
Sono oltre due decenni che si parla di questa famosa agenda. Ma è davvero così importante? E se invece Borsellino ci avesse scritto semplicemente le sue riflessioni?
Lei sue sono ipotesi, i fatti invece parlano chiaro: le testimonianze dicono che, dalla morte di Falcone, Borsellino custodiva ancora più gelosamente la sua agenda sulla quale, come dice lei, annotava le sue riflessioni. Ebbene, queste riflessioni cosa l’avevano portato a capire?
Che c’era in ballo la tanto discussa trattativa Stato-mafia?
Dire che lo Stato trattasse con la mafia non è corretto, giusto è dire che ci fosse una trattativa tra la mafia – che nei vari attentati rappresentava la logistica – e una parte dello Stato, nella quale erano coinvolti anche i servizi segreti.
(Maddalena Boschetto)