La sentenza emessa dalla Corte di giustizia europea in merito al brevetto e all’utilizzo degli ovociti manipolati artificialmente potrebbe far intuire un cambio di rotta in merito alla decisione del 2011 della stessa Corte sul caso Brustle-Greenpeace, ma – come spiega il presidente del Movimento per la vita Carlo Casini in un comunicato – non è corretto trarre questa conclusione. Infatti, “essa non ribalta affatto la precedente decisione del 2011 sul caso Brustle-Greenpeace. Anzi la conferma e la consolida” afferma Casini, continuando poi: “la definizione di embrione come il frutto dell’incontro fra l’ovocita e lo spermatozoo aveva collocato una pietra tombale sul concetto di pre-embrione”, fatto che non è stato assolutamente contraddetto dalla nuova sentenza della Corte emessa ieri. Infatti, la brevettabilità degli ovociti – dunque la vendita, il commercio e l’uso sperimentale per la ricerca – è stata autorizzata solamente per quelli creati artificialmente ai fini dell’utilizzo in studi che coinvolgerebbero le cosiddette cellule staminale pluripotenti, ovvero quelle in grado di differenziarsi in modo autonomo che costituiscono, appunto, il gamete in questione. Esclusivamente, dunque, ovociti creati in laboratorio e che non hanno nessun mezzo reale o potenziale per diventare un embrione, la cui autonomia rimane protetta dai valori dell’ordinamento europeo: il caso era partito già a luglio, e arrivato all’attenzione dei giudici dopo la richiesta della International Stem Cell Corporation che voleva mettere in essere un processo secondo il quale un ovocita, stimolato chimicamente ma senza l’incontro con uno spermatozoo, inizia a dividersi e a replicare autonomamente: il tutto con l’obiettivo di osservare, studiare e utilizzare le staminali nella cura di molte patologie. “E’ naturale temere sfondamenti del limite” ha affermato ancora Casini “ e resta la riserva generale, anche di tipo ecologico, per quanto riguarda la commercializzazione di qualsiasi parte del corpo umano. Ma altro è l’uccisione di un essere umano, altro è il rispetto che si deve per una singola parte del corpo” precisa il pretendete di Movimento per la vita. In conclusione, Casini ha affermato che comprende le preoccupazioni di molti studiosi in merito alla nuova decisione, perché i gameti sono tessuti in grado di generare la vita e quindi nessuna ipotesi di sviluppo deve essere considerata senza rischi: ma “il consolidamento della sentenza di Brustle-Greenpeace riguardo al momento dell’inizio della vita umana è così positivo da superare ogni altro timore”.