Finisce un 2010 di falsi allarmi e di crisi sottovalutate; e tutto questo non per pura casualità, ma per un clima culturale omologante che intorbidisce l’aria, come succedeva, con note diverse, cinquant’anni fa.
In una nota canzone (“What did you learn at school today?”) il grande Pete Seeger, maestro di Bruce Springsteen, diceva: “Cosa hai imparato a scuola oggi, bambino mio?” e il bambino rispondeva le frasi stereotipate della cultura di allora, suscitando le risate nella vastissima platea: “Ho imparato che Washington non diceva mai bugie / che i soldati muoiono solo qualche volta / che tutti siamo liberi / che i nostri leader sono le persone migliori / che tutti pagano per i loro crimini, anche se ogni tanto ci sbagliamo a giudicarli / Ho imparato che la guerra non è così male / Questo ho imparato oggi a scuola!”. Era il 1960 e negli USA si lottava contro la segregazione razziale e la pena di morte.
E oggi? Nell’anno 2010 abbiamo avuto un florilegio almeno in campo medico e bioetico, di una cultura appiattita, monotona, pesante. Potrebbe dire così un lettore dei giornali di oggi: “Ho imparato che ogni anno c’è un’epidemia che distruggerà il mondo anche se poi tutte fanno meno morti di un’influenzetta / che fare figli a 50 anni è come farli a 20 / che è amore dare la cicuta al suicida / che i feti non sentono dolore perché dormono / che il mondo sarà distrutto dal surriscaldamento / che la neve che vedo fuori della finestra è neve ora che Bush se ne è andato, ma finché governava Bush era lava vulcanica e sabbia del deserto / che è giusto premiare col Nobel una ricerca di 30 anni fa ma molto quotata dalla cultura dominante mentre i giovani ricercatori non hanno fondi / che il mondo si è creato da sé anzi lo ha creato la forza di gravità / che la forza di gravità non può essersi creata da sé ma questo non importa / Ecco cosa ho imparato oggi!”.
Dite se non avete sentito tutti queste notizie, se queste hanno avuto un serio dibattito, o se sono state generosamente elargite come verità rivelata. Abbiamo la coscienza di quanto terrore venga profuso da tanti giornali nella vita di tutti i giorni, su probabili fini del mondo, su crisi annunciate, su tragedie personali spettacolarizzate e rese attrazione? Quanta faciloneria nel trattare i temi della medicina, dove non si spiegano i rischi delle “novità politicamente corrette” come la diagnosi preimpianto, le pillole abortive, le gravidanze rimandate troppo! E quanto silenzio sulla bellezza della vita prenatale, della maternità che nelle pubblicità vale meno di un paio di scarpe, delle persone con handicap e di chi le assiste.
Ora vogliamo sentirci dire: “Abbiamo sbagliato!”. Ci farebbe piacere come regalo di Natale e proposito di fine anno. I nostri figli, noi stessi, le persone malate, tutti lo aspettiamo con ansia. Per tutto questo, per le paure provocate, per i rischi sottovalutati, per i vagoni di relativismo etico riversati sulle nostre teste… cari giornalisti che ce le avete propinati nel 2010, chiedeteci almeno scusa!