“In questo momento più di 1000 persone sono alla deriva su 7 barche, e l’Italia pretende di lasciarli nella mani della Libia, dove si torturano, violentano e schiavizzano le persone. Barcellona si offre come porto sicuro“. Questo il tweet della sindaca di Barcellona, Ada Colao, che ha invitato il governo socialista spagnolo del primo ministro Sanchez ad intervenire per aiutare i migranti alla deriva, in particolare quelli dell’ong spagnola Proactiva Open Arms. Sono circa 1000 le persone che stanno cercando di raggiungere la riva, un caso che si aggiunge a quello della Lifeline, che attende ancora il permesso di attraccare in un porto sicuro. L’appello della sindaca di Barcellona è in netta contrapposizione con l’indicazione del ministro dell’interno italiano, Matteo Salvini, che ha richiesto esplicitamente di lasciare che siano le autorità libiche a soccorrere i migranti alla deriva. (agg. di Fabio Belli)
GIUSTO INTERVENGA LA LIBIA
Salvini non si placa e torna a parlare del “caso Ong” con un nuovo tweet al veleno contro – senza citarla direttamente – la nave Lifeline e altre organizzazioni che stanno portando a bordo dei rifiutati e migranti in mezzo al Mediterraneo: «altri 1000 immigrati sui gommoni? Giusto che intervengano Autorità Libiche, come stanno ben facendo da giorni, senza che le navi di Ong si intromettano e disturbino», scrive Matteo Salvini dal proprio account Twitter. Non solo, il Ministro degli Interni aggiunge «sappiamo questi “signori” finanziati da Soros e compagnia bella, che i porti italiani sono e saranno chiusi». Insomma, nessun passo indietro per il Governo italiano che proprio in questi minuti è alle prese con il vertice di Bruxelles per provare a trovare una quadra sul caos immigrazione prima del Consiglio Ue. Al già complesso caso Lifeline, si aggiunge quello di Open Arms cui ha fatto riferimento indiretto anche Salvini sui social: con un altro tweet, il sindaco di Barcellona Ada Colau offre il porto catalano come attracco (come aveva fatto Sanchez con la nave Aquarius a Valencia), «in questo momento più di 1000 persone sono alla deriva su 7 barche, e l’Italia pretende di lasciarli nella mani della Libia, dove si torturano, violentano e schiavizzano le persone. Barcellona si offre come porto sicuro». (agg. di Niccolò Magnani)
MALTA VS TONINELLI: “LORO SONO DISUMANI”
Sullo sfondo la crisi del caso Lifeline e il vertice sui migranti di oggi a Bruxelles, ma è anche nuovo scontro fra Malta e Italia sull’emergenza delle navi bloccate nel Mediterraneo per la chiusura dei porti ad alcune Ong. Il ministro degli Esteri Michael Farrugia ha deciso di attaccare ancora una volta il governo italiano, nello specifico Danilo Toninelli responsabile delle Infrastrutture e dunque delle chiusure dei porti alle navi di migranti: «Fino a quando la Lifeline è stata nella zona SAR di Libia e vicino al Italia (Lampedusa) solo silenzio da parte di DaniloToninelli. Poi se ne è accorto all’improvviso quando la nave ha attraversato la SAR di Malta. Perché non sono stati messi in porto subito dal’Italia come sta chiedendo a Malta? Questa è la vera disumanità», replicando al ministro che aveva criticato La Valletta richiamandola ad atteggiamenti disumani. Nel vertice di oggi si terrà lo scontro fra la linea “italiana” e quella franco-tedesca: la Spagna si schiera con Parigi e Berlino, con il premier Sanchez che ha accusato gli italiani di essere “egoisti”. (agg. di Niccolò Magnani)
LIFELINE, “SALVINI VIENI QUI!”
Continua la battaglia “mediatica” e comunicativa tra il comandante della Ong Lifeline – ferma nelle acque del Mediterraneo con a bordo 239 migranti in attesa di capire quale destinazione prendere dopo il “niet” dell’Italia – e il Ministro degli Interni Matteo Salvini. Con un altro tweet, dopo la fortissima polemica di ieri, la ciurma a bordo della Ong olandese richiama la grave emergenza attuale: «Caro Matteo Salvini, non abbiamo carne a bordo, ma esseri umani. La invitiamo gentilmente a convincersi che si tratta di persone che noi abbiamo salvato dall’annegamento. Venga qui, è il benvenuto». Il tweet mandato contro l’inquilino del Viminale arriva a diretta risposta dello stesso Salvini, che ieri aveva scritto «Certe navi si devono scordare l’Italia, stop al business dell’immigrazione clandestina! La musica è cambiata, io ce la metto tutta». La nave è ancora bloccata e ricerca soccorsi, mentre oggi si affaccia il vertice Ue a Bruxelles per trovare una difficilissima quadra sulla gestione e la ridistribuzione delle quote migranti. Alla riunione informale, organizzata dalla Commissione Ue, partecipano 16 Paesi membri: Francia, Germania, Italia, Spagna, Austria, Bulgaria, Malta, Grecia, Belgio, Olanda, Croazia, Slovenia, Lussemburgo, Finlandia, Danimarca e Svezia. (agg. di Niccolò Magnani)
COMANDANTE LIFELINE: “SALVINI VENGA AD ARRESTARMI”
Da una parte il nuovo ordine della capitaneria di porto italiana, che ai comandanti della navi che incrociano in Sar libica ha fatto sapere che da oggi in poi dovranno rivolgersi a Tripoli. Dall’altra il caso Lifeline che incombe, con 224 migranti a bordo di una Ong che Salvini conferma di non voler accogliere ai quali vanno aggiunti i 110 salvati dal mercantile danese Alexander Maersk che naviga da ieri sera davanti al porto di Pozzallo ma si trova dinanzi lo stesso ostacolo della nave battente bandiera olandese: il niet del Viminale. Una situazione potenzialmente esplosiva, soprattutto in considerazione del fatto che sulla Lifeline i migranti sono in attesa di sbarcare da ormai tre giorni e mezzo. E a prendere iniziativa per rispondere ai toni forti usati da Matteo Salvini è stato – sulle frequenze di Radio Capital – il comandante della Lifeline, Klaus Peter: “Se vuole arrestarmi può venire personalmente a prendermi. Vorrei invitare il signor Salvini a fare un viaggio con noi. Solo così si potrà rendere conto dello scenario drammatico in mare. Su questa nave nessuno guadagna un soldo dai salvataggi. Siamo tutti volontari. Mi vergogno profondamente delle parole del ministro italiano”. (agg. di Dario D’Angelo)
COSA DICE IL DIRITTO DEL MARE
Potrebbe non bastare la nuova linea della capitaneria di porto italiana, che in merito alla vicenda Lifeline con 234 profughi in attesa su una nave di essere smistati (chissà dove), ha avvisato i comandanti delle imbarcazioni che incrociano in zona Sar libica anche per gli episodi a venire: non chiamateci più, rivolgetevi a Tripoli. Una linea di condotta che potrebbe però rivelarsi di difficile attuazione, almeno stando alle regole imposte del diritto del mare. Come riportato da La Repubblica, infatti, le Linee guida sul trattamento delle persone soccorse in mare, adottate nel 2004 dal Comitato Marittimo per la Sicurezza dell’IMO, specifica che “in ogni caso il primo centro di soccorso marittimo che venga a conoscenza di un caso di pericolo, anche se l’evento interessa l’area SAR di un altro Paese, deve adottare i primi atti necessari e continuare a coordinare i soccorsi fino a che l’autorità responsabile per quell’area non ne assuma il coordinamento”.
Di più: “Lo Stato cui appartiene lo MRCC che per primo abbia ricevuto la notizia dell’evento o che comunque abbia assunto il coordinamento delle operazioni di soccorso, ha l’obbligo di individuare sul proprio territorio un luogo sicuro ove sbarcare le persone soccorse, qualora non vi sia la possibilità di raggiungere un accordo con uno Stato il cui territorio fosse eventualmente più prossimo alla zona dell’evento. Ciò indipendentemente da qualsiasi considerazione in merito al loro status”. Insomma, dal punto di vista del diritto del mare, l’Italia sembra avere le mani legate…(agg. di Dario D’Angelo)
CAPITANERIA ITALIANA, “NON CHIAMATECI PIU'”
In attesa di capire come verrà sciolto l’impasse relativo all’attracco della nave Ong Lifeline, attualmente al largo di Malta con 239 migranti a bordo – al quale si è aggiunta nelle ultime ore la patata bollente della gestione di una nave cargo con a bordo 110 migranti – ecco che un avviso proveniente dalla guardia costiera italiana ai comandanti delle imbarcazioni che incrociano in zona Sar (Search and Rescue) libica svela il nuovo approccio targato Salvini, che Repubblica sintetizza in un chiaro “non chiamateci più, rivolgetevi a Tripoli”. Nella circolare “di carattere tecnico-operativo per tutte le navi che si trovano in zona libica nel momento in cui si verifica un evento di ‘distress'”, la Guardia costiera ribadisce che “l’autorità competente è la Guardia costiera libica, dunque coordinatevi con loro”.
Nel testo della nota si comunica che “da questo momento, ai sensi della convenzione Solas (Safety of life at sea) i comandanti di nave che si trovano in mare nella zona antistante la Libia, dovranno rivolgersi al Centro di Tripoli e alla Guardia costiera libica per richiedere soccorso”. Una convenzione firmata nel lontano 1914 da 162 Paesi dopo il disastro del Titanic “a salvaguardia della vita umana in mare”. (agg. di Dario D’Angelo)
NAVE CARGO ALEXANDER MAERSK CON 110 PROFUGHI IN ATTESA DAVANTI A POZZALLO
In attesa di capire dove attraccherà la nave dell’Ong lifeline, attualmente al largo di Malta con 239 migranti a bordo, è spuntata in queste ore una nuova barca carica di profughi. Si tratta precisamente dell’Alexander Maersk, con a bordo 110 persone, imbarcazione cargo che batte bandiera danese. La nave si trova attualmente vicina al porto di Pozzallo, in Sicilia, e sarebbe già stata rifornita dei beni di primaria necessità. Tra l’altro sulla stessa nave vi sarebbero persone soccorse dalla Lifeline, ma visto che quest’ultima è stracolma (ha persone a bordo cinque volte più del dovuto), ha appunto lasciato il carico ai danesi di cui sopra. A questo punto sono due le navi da gestire per il governo italiano, con la prima che continua ad essere al centro di un dibattito diplomatico fra Malta e l’Italia, con La Valletta che si rifiuta di ospitare l’imbarcazione battente bandiera olandese, e con il Bel Paese che invece vorrebbe il contrario, convinto che il soccorso sia di competenza della nazione maltese. (aggiornamento di Davide Giancristofaro)
IL CASO DELLA LIFELINE
Continua a tenere banco il caso della Lifeline, la nave dell’ong tedesca battente bandiera olandese. Da ieri sta navigando in acque maltesi con a bordo 239 migranti soccorsi nei pressi della Libia. Il governo italiano ha fatto richiesta a La Valletta di far attraccare la nave dell’organizzazione non governativa, ma la nazione maltese ha rifiutato la richiesta, e Toninelli ha parlato di “disumanità”. Si rischia quindi un nuovo caso Acquarius, con Lifeline che continua a navigare senza una meta ben precisa, con a bordo persone che hanno bisogno di essere soccorse. Matteo Salvini è uscito allo scoperto nuovamente questa mattina, e attraverso il proprio profilo Facebook ha scritto: «ribadisco che queste navi si possono scordare di raggiungere l`Italia: voglio stroncare gli affari di scafisti e mafiosi! Buon sabato Amici, vi voglio bene». Clicca qui per il nostro approfondimento
DOVE ATTRACCHERA’ LA LIFELINE?
A questo punto la domanda sorge spontanea: dove attraccherà la Lifeline? La situazione rischia di divenire critica anche perché a bordo vi è un carico di persone cinque volte alle possibilità della stessa imbarcazione. Nel frattempo è stata attivata una raccolta fondi dalla stessa Lifeline, sulla pagina Facebook ufficiale, circa 6.000 euro per acquisire farmaci, coperte e altri generi di prima necessità per curare i quasi 250 migranti a bordo. Ma perché Malta si rifiuta di far attraccare la Lifeline? Perché ritiene che la nave non è di sua competenza, e che non si trova in imminente pericolo. La giornata odierna si preannuncia scoppiettante in tale senso.