Quarantamila persone hanno atteso in una giornata cupa e nuvolosa l’arrivo in Piazza San Pietro di Papa Francesco. E lui è arrivato puntuale alle 09.30 facendo il suo ingresso sulla classica jeep bianca, accolto da genitori che, con in braccio i loro bambini, chiedono agli uomini della sicurezza di sollevarli per ricevere una carezza o un abbraccio dal santo padre. Il Papa inizia la sua omelia facendo riferimento ad un brano di Matteo sulla crisi spirituale di Giovanni Battista. Il Battista sta sperimentando un buio doppio, quello fisico della cella e quello interiore del cuore. Si interroga se è proprio Gesù il Messia o se deve aspettare qualcun’altro. Nell’ansia e nel timore, il Battista nel domandarsi se il Nazareno è o non è il Messia, commette l’errore di avere una falsa immagine di Dio. Egli ha un’identità distorta di Dio. Immagina, infatti, Dio come un giudice che ha mandato suo figlio Gesù sulla terra per premiare i buoni e castigare i malvagi.
Il Papa ci invita a riflettere sull’intento dell’evangelista che è quello di entrare profondamente nel mistero di Gesù per comprendere e riuscire a fare nostre la sua bontà e la sua misericordia. Gesù diventa lo strumento concreto della misericordia del Padre. Grazie a tale misericordia, agli zoppi viene ridata la possibilita di muoversi ed ai lebbrosi viene ridata la dignità; i morti ritornano a vivere ed ai poveri è annunciata la buona notizia. Dio non ha mandato suo figlio sulla Terra per punire i peccatori, ma ha mandato Gesù per convertire i peccatori. La grandezza di Dio non sta nel giudicarli e nel punirli ma sta nel perdonarli. Egli ci invita a seguire il suo esempio e non a scandalizzarci della sua misericordia. La misericordia diventa, così, la sintesi dell’agire di Gesù. Il Papa fa riferimento anche alla situazione attuale. Anche oggi l’uomo costruisce un’immagine di Dio che non rispetta quella reale. Per alcuni Dio occupa solo uno spazio limitato della loro vita, necessario per pregare affinche i propri desideri materiali si realizzino. Per altri, Dio è solo un falso idolo e molto spesso alcuni uomini compiono azioni di odio e di violenza strumentalizzando il Suo Santo nome. Per altri, invece, Dio diventa solo un rifugio psicologico da ricercare nei momenti di difficoltà e di sofferenza.
Il Papa ci invita a riflettere sul fatto che tutte le immagini che creiamo ad hoc del Signore, non corrispondono a quella vera, a quella reale. Ci lasciamo trasportare in tal modo dall’idea della fede fai da te, ingabbiata nei propri desideri e nelle proprie convinzioni. Si tratta di una fede ripiegata su se stessi. Il Papa ci esorta a seguire la parola di Dio: non dobbiamo considerarlo solo un buon Maestro annullando in noi la nostra spinta missionaria ma noi stessi dobbiamo diventare, dietro l’insegnamento di Gesù, lo strumento concreto della misericordia di Dio, rinunciando o limitandoci esclusivamente ad un rapporto intimistico. Puntuale è il riferimento del Papa all’esempio di Madre Teresa, canonizzata domenica scorsa. Il Papa invita i giovani a seguire il suo esempio e li esorta a diventare artigiani della misericordia. Infine il Papa si rivolge agli ammalati invitandoli a rivolgersi nei momenti bui alla Santa e agli sposi invitando anch’essi ad invocarla al fine di avere la protezione di Madre Teresa per la loro famiglia. Invita infine tutti a non trascurare i più deboli e gli ammalati.