In provincia di Venezia un automobilista diciottenne di Eraclea, guidando sotto l’effetto di alcol e droghe, verso le sei di mattina ha travolto e ucciso un turista sloveno sessantenne, lasciandolo sul ciglio della strada senza soccorso. Tornato a casa, ha giustificato ai genitori i danni alla carrozzeria dell’automobile raccontando la storia di una foratura ed è andato a dormire. Il padre e la madre, non convinti della spiegazione, sono andati a controllare di persona e, incontrando i carabinieri sul luogo dell’incidente, hanno denunciato il figlio il quale, a riscontri avvenuti (alcuni pezzi della carrozzeria della sua auto si trovavano sul luogo) è risultato colpevole. Il ragazzo, portato in cella per accertamenti, è stato accusato di omicidio stradale e omissione di soccorso, guida in stato di ebbrezza e uso di stupefacenti.
Difficile immaginare cosa possa succedere nel cuore di un padre e una madre praticamente costretti a denunciare un figlio. Il gesto, oltre che dolorosissimo, è però senz’altro encomiabile. Non tanto perché a un normale genitore sarebbe insopportabile l’omertà su un figlio colpevole di aver investito e ucciso una persona, pure in una cultura come quella attuale in cui i genitori spesso giustificano e proteggono i figli persino contro le evidenze; la scelta di questi genitori, in più, oltre a ripristinare la giustizia nei confronti della povera vittima, è anche forse l’ultima speranza di riabilitare il figlio, mettendolo di fronte alla realtà del suo gesto e alla pena sacrosanta e, chissà, redentiva.
“Hanno tracciato la strada per il recupero del proprio figlio” ha commentato Federico Bianchi di Castelbianco, psicoterapeuta esperto in età evolutiva. Un bene per la società, per l’investitore e per l’investito, secondo la totalità dei commenti. Tra questi, però, suona strano quello di Massimo Gramellini, pubblicato su una sua rubrica molto seguita del Corriere della Sera. “Anziché portare il figlio in un luogo sicuro e intanto sviare le indagini, accusando dell’omicidio un migrante, un leghista o un migrante leghista…” l’hanno portato dai carabinieri, dice l’opinionista, usando tra l’altro un tono ironico inopportuno. Risulta misterioso, a chi legge, il legame tra il fatto, il migrante e il leghista. Perché queste citazioni? L’effetto che ne risulta è invece molto chiaro: strumentalizzando la tragedia, rimarcare, amplificare, “creare” addirittura il pensiero di come i leghisti (ricordiamoci che il fatto è accaduto in Veneto) cerchino il capro espiatorio dei casi di cronaca nera tra i migranti.
Non so se quel padre e quella madre abbiano letto la rubrichetta di Gramellini, spero di no (avranno cose più serie a cui pensare). Fossi in loro, sarei offeso e preoccupato. Anzi, lo sono lo stesso, come lettore, all’idea di come fatti di cronaca vengano presi e adoperati per fomentare opinioni asservite a uno scopo personale, in questo caso politico, e creare addirittura casi — i leghisti che accusano i migranti — che non c’entrano niente con questa realtà dei fatti.