Ci sono santi la cui vita appare attuale quanto mai, anche alla luce delle vicende della cronaca contemporanea. Il fenomeno dell’emigrazione, che tante sofferenze continua a causare ancora oggi, ad esempio, ha dato modo ad un’anima vicina a Dio di illuminare con il suo esempio tutto il popolo cristiano, ricordando che il dovere di aiutare e sostenere chi abbandona la propria Patria è uno dei precetti fondamentali per ogni buon cristiano. Si tratta di Santa Francesca Saveria Cabrini, la prima donna di nazionalità americana ad essere proclamata santa, canonizzazione avvenuta nel 1946, e ricordata nel calendario del martirologio cristiano nel giorno della sua morte, il 22 dicembre. Per quanto questa donna però fosse naturalizzata statunitense, la sua nascita e la sua origine sono tutte italiane. Santa Francesca Saveria nacque infatti nel 1850 a Sant’Angelo Lodigiano, un paesino della Lombardia, da una famiglia benestante, numerosa, e profondamente credente. Probabilmente fu per questo che fin da bambina sviluppò a sua volta una profonda fede nel Signore e negli insegnamenti di Gesù Cristo, tanto da maturare ben presto una vocazione religiosa che la spinse nel 1861 a fare voto di castità, e a palesare il desiderio di prendere i voti. Ma Santa Francesca Saveria era una giovane fragile e debole: quindi non le fu dato il permesso di entrare in convento, e lei proseguì il suo percorso diplomandosi alle scuole magistrali ed andando ad insegnare presso la Casa della Provvidenza di Codogno, una sorta di orfanotrofio per bambine meno fortunate. Qui la santa cominciò a dare mostra della sua tempra, poiché riuscì a risollevare le sorti dell’Istituto grazie alle sue doti imprenditoriali. Impressionato dalla sua forza d’animo, il Vescovo di Lodi la spinse a fondare un nuovo istituto, quello delle missionarie salesiane del Sacro Cuore di Gesù. Infatti, da sempre il motore propulsore dell’attività di Santa Francesca Saveria era stato lo spirito missionario: il suo sogno, maturato sulle sacre letture, era quello di andare ad evangelizzare la Cina, proprio come aveva fatto il santo il cui nome aveva voluto adottare, San Francesco Saverio. Ma fu il Vescovo di Piacenza, Monsignor Scalabrini, a suggerirle un’altra meta, una nuova terra di missione che metteva davanti alla santa un’impresa non ancora tentata prima. Non all’Oriente, ma all’Occidente: l’America, terra in cui in quegli anni numerosi italiani emigravano, in un fenomeno che fu definito una vera e propria piaga sociale. Santa Francesca Saveria capì subito che quella Terra la chiamava e, nonostante la sua salute cagionevole, partì insieme ad altre sei suore: era il 1889. Già in Italia la santa aveva fondato diversi istituti del Sacro Cuore, in Lombardia e a Roma; il primo che invece inaugurò nel Nuovo Mondo fu a New York. Ma non era che l’inizio, con instancabile animo di missione, Santa Francesca Saveria compì nel corso degli anni ben 24 traversate oceaniche, portando la sua opera instancabile in Nicaragua, Panama, Brasile, Argentina. La sua opera non prevedeva solo l’evangelizzazione, ma l’apporto di un aiuto concreto agli italiani che si trovavano a vivere all’estero, in un Paese tanto diverso, senza assistenza sanitaria nè di alcun altro genere. Vennero costruiti ospedali, centri per l’accoglienza delle donne in difficoltà; si cercò insomma di rendere più sopportabile la vita degli emigranti, e con successo. Il 22 Dicembre del 1917, dopo un ennesimo viaggio, Santa Francesca Saveria Cabrini morì a Chicago, e il suo corpo fu solennemente traslato a New York, per riposare accanto agli emigranti a cui aveva dedicato la sua vita. Ancora oggi in America la santa è venerata con ardore, ricordata come Madre Cabrini. Papa Pio XII la canonizzò e non solo, nel 1950 la dichiarò patrona degli emigranti. Ancora oggi gli istituti del Sacro Cuore fondati da Santa Francesca Saveria Cabrini ospitano religiose che continuano ad offrire il loro supporto amorevole ai bisognosi, seguendo il suo esempio.