Alla fine il gesto più paterno del papa, una carezza e una benedizione sulla fronte, è andato proprio a Pier Paolo, il sindacalista più laico e radicale del gruppo, capelli a coda di cavallo e tessera della Fiom. Anche lui faceva parte della rappresentanza di operai in cassa integrazione che il papa ha voluto suoi specialissimi ospiti a pranzo, ieri, ad Ancona. “Beh, sì, è stata un’emozione forte, non dimenticherò mai questo incontro” ci racconta Pier Paolo, pochi istanti dopo, davanti ai cancelli del cantiere navale di Ancona che da due anni lo ha lasciato senza lavoro, insieme ai 580 operai della Fincantieri e ben 2500 lavoratori degli appalti esterni (con minori ammortizzatori sociali).
A memoria non si ricorda che un papa abbia mai invitato a pranzo degli operai disoccupati. Lo ha fatto Benedetto XVI, un papa schivo, che non cerca il colpo di teatro mediatico. “Voglio che sappiate che la Chiesa è vicina al mondo del lavoro”. Ad Ancona Ratzinger è venuto a concludere il 25esimo congresso eucaristico nazionale. E il senso del suo gesto è nelle parole semplici che ha pronunciato durante la messa, celebrata non a caso nell’area Fincantieri, nel porto del capoluogo marchigiano: “Chi sa inginocchiarsi davanti all’Eucaristia, chi riceve il corpo del Signore non può non essere attento, nella trama ordinaria dei giorni, alle situazioni indegne dell’uomo”.
Ricordo da bambino quando mio padre, originario di questa terra, mi portava a vedere dall’alto, dal duomo di Ancona, il varo di una nuova nave. La bottiglia di champagne che andava a infrangersi sullo scafo, la madrina, l’esultanza delle maestranze… Era una festa, per tutta la città. Ora c’è chi trova più redditizio mandare i materiali in Corea e farle costruire laggiù, le nuove navi. Una globalizzazione spietata, che – lo richiede la dignità del lavoro – deve essere governata.
Con la sua oratoria pacata il papa ha pronunciato parole sferzanti – che nessuno osa più pronunciare – contro “certe ideologie che hanno puntato a organizzare la società con la forza del potere e dell’economia”. Hanno messo da parte Dio ma agli uomini hanno dato “pietre al posto del pane”.
Non ha parlato in sindacalese, Joseph Ratzinger. Chi lo conosce sa quanto estranea al suo modo di vedere sia ogni riduzione del cristianesimo ad un messaggio socio-politico. Ha parlato da papa. Si è rivolto a ogni battezzato, a chi porta il nome cristiano. Ha spiegato che “l’uomo è incapace di darsi la vita da sé” e infatti nel Padre Nostro preghiamo: “venga il Suo regno”. Per questo il sacramento dell’eucarestia – la Sua presenza donata – è al centro della vita cristiana. Proprio il nutrirsi dello stesso Cristo – ha detto il papa – è l’antidoto più efficace contro l’individualismo; spinge ad amare la dignità di ogni persona, soprattutto la più indifesa nella società; ingegna la mente e il cuore a trovare soluzioni per “superare la precarietà e la disoccupazione”. Tutto si tiene nell’insegnamento di papa Ratzinger. Non c’è un giorno il papa della dottrina e l’altro giorno il papa sindacalista. Ed è qui la sua irriducibilità rispetto sia ai nuovi cattolici neo-con (che dall’ortodossia di fede fanno discendere per decreto divino la consacrazione delle leggi del capitalismo liberale) sia al vecchio cattolicesimo progressista anni settanta (che per stare dalla parte dei poveri sentiva chissà perché l’esigenza di mettere in questione tanti punti fermi del catechismo cattolico).
In concomitanza con l’arrivo del papa ad Ancona è giunta la prima buona notizia per i lavoratori della Fincantieri dopo 24 lunghi mesi. L’amministratore delegato Giuseppe Bono ha annunciato che ad ottobre il cantiere di Ancona riaprirà i battenti. Ci sono nuove commesse. Molti dettagli sono ancora da definire, anche con i sindacati, ma è un passo avanti. Una soluzione a cui la curia anconetana stava lavorando da tempo. La visita del papa ha contributo certamente ad accelerare la ricerca di un accordo.