Vietare ai parlamentari, ai funzionari pubblici, ai magistrati e a tutti coloro che ricoprono cariche che prevedono vincoli di obbedienza, l’appartenenza alla Massoneria. Una proposta di legge avanzata dal vicepresidente della Commissione Antimafia Claudio Fava, una scelta che potrebbe quasi essere ovvia verso chi è chiamato ufficialmente a servire lo Stato, ma che invece rappresenterebbe una vera e propria rivoluzione, considerando quanti personaggi sono stati “pizzicati” all’interno della Massoneria pur ricoprendo nella professionalità di tutti i giorni un determinato tipo di ruoli. Al momento in Italia è in vigore solamente la legge Anselmi, che impone la non appartenenza a logge che siano solamente di tipo segreto, come ad esempio fu la P2 di Licio Gelli. Per il resto non c’è una regolamentazione, il che può portare a situazioni particolarmente equivoche.
Ci si chiede se potrà mai divenire legge un progetto che, come sottolineato da Claudio Fava, mette in discussione soprattutto molti magistrati nelle Procure del Sud, come ad esempio Reggio Calabria o in Sicilia il capoluogo Palermo, Trapani e Catania. Luoghi dove, come sottolineato dallo stesso Fava, l’adesione alla massoneria è altissima e procura diverse preoccupazioni riguardo ai ruoli che all’interno delle istituzioni e della giustizia dovrebbero essere ricoperti. Il sospetto avanzato da Fava, nell’esplicare la sua proposta di legge, è che le diramazioni di questa sotto-struttura di adesione alla Massoneria possa propagarsi fino al Parlamento, o che addirittura possano essere coinvolti dei componenti stessi della Commissione Antimafia. Secondo Claudio Fava ci sono diversi Pubblici Ministeri che sono a conoscenza del fatto che alcuni settori o sezioni della Massoneria stanno iniziando a rappresentare un potere parallelo, o in alcuni casi addirittura superiore, alla Mafia, con una forte collusione da parte dei poteri istituzionali e politici dello Stato.