Il caso della bambina cristiana data in custodia ad una famiglia islamica e poi affidata alle cure della nonna presenta molti punti oscuri. Ci sono infatti molti dubbi sull’inchiesta del Times, molti aspetti che non sono stati chiariti, contribuendo alla nascita di un dibattito superficiale. I dettagli emersi per certi versi complicano la vicenda, per altri la rendono un po’ più chiara. Partiamo dall’intervento della polizia, che ha sottratto la piccola di cinque anni alla madre: pare che la donna fosse alcolizzata, tossicodipendente e con precedenti per prostituzione. Di conseguenza, non era in grado di provvedere ai bisogni della bambina. Inoltre, la madre della bimba, che professa di essere cristiana e di aver battezzato la figlia in chiesa, è nata nella fede islamica: i suoi genitori sono di origine musulmana, anche se non praticanti. Una delle accuse mosse alla famiglia islamica a cui è stata data in custodia la bambina era di non parlare inglese a casa e di volerle insegnare l’arabo: anche la nonna però parla un’altra lingua, infatti le sono stati consegnati i documenti del tribunale tradotti. E ora pare che voglia addirittura portare la nipotina nel suo Paese d’origine.
I PARTICOLARI SORVOLATI DAL TIMES
Da queste nuove rivelazioni sul caso della bambina cristiana affidata a musulmani nasce, dunque, il sospetto che il prestigioso Times, che lunedì ha scatenato un dibattito nazionale (e internazionale) lanciando questa storia in prima pagina, abbia ignorato o sorvolato particolari importanti e che rendono questa vicenda ben più complessa. La bambina era stata affidata ad una famiglia musulmana anche perché era un caso urgente e nel quartiere di Tower Hamlets non c’erano tutori “compatibili”. Possibile che nel 2017 il colore della pelle o la religione abbiano importanza nella custodia dei bambini? Da questo interrogativo è partita l’iniziativa di sir Martin Narey, consigliere ufficiale del governo per le adozioni: ha insistito che sarebbe sbagliato usare questi criteri per concedere o vietare la custodia di bambini, e per questo pubblicherà un rapporto entro la fine dell’anno in cui definirà quei criteri «secondari».