Vigilia del 6 aprile, vigilia di un terremoto che nove anni fa ha ferito mortalmente L’Aquila. Mentre la città si appresta a rivivere una notte che sa di dolore, che ha il sapore della polvere delle macerie e le lacrime della morte, l’Unione Europea mischia le carte in tavola e chiede la restituzione delle tasse, che erano state sospese dopo il sisma, a imprese pubbliche, private e professionisti, ritenute aiuti di Stato dalla Commissione. Sono state notificate cartelle esattoriali a circa 350 imprese e professionisti del cratere da pagare entro 30 giorni.
“È la madre di tutte le battaglie per la sopravvivenza economica del territorio e poiché ne va del destino di L’Aquila e del cratere del 2009, daremo battaglia fino all’ultimo e con tutti gli strumenti a disposizione, giuridici, politici e civici, quindi anche attraverso manifestazioni di piazza”. Queste le immediate parole del sindaco aquilano, Pierluigi Biondi. “Della circostanza – ha aggiunto – sono stati interessati tutti, il governo uscente e i partiti a livello nazionale; nelle ultime due settimane ho avuto interlocuzione proficua con il presidente del Parlamento europeo, Antonio Tajani, e ho scritto una lettera al commissario europeo per la Concorrenza, Margrethe Vestager”.
Le cartelle sono state inviate dal commissario nominato dalla presidenza del Consiglio, Margherita Maria Calabrò, incaricata per il recupero delle somme nei confronti di imprese, pubbliche e private, e professionisti. Il 18 aprile è fissata l’udienza a L’Aquila del ricorso al Tar presentato da imprese e partite Iva proprio contro la nomina del commissario, mentre il vicepresidente della Giunta regionale dell’Abruzzo, Giovanni Lolli, ha convocato un summit con i soggetti interessati per “definire le urgenti azioni di mobilitazione istituzionale, giuridica e politica necessarie a contrastare le attività già avviate dal Commissario straordinario, incaricato del recupero degli aiuti di Stato dichiarati illegali con la decisione della Commissione europea C(2015) 5549 del 14 agosto 2015”.
Numerose le reazioni da parte della politica. In prima fila l’ex senatrice aquilana del Pd, Stefania Pezzopane, ora diventata deputata, che invita i suoi concittadini alla protesta, mentre lei si dovrà adoperare con il futuro governo e con la presidenza del Parlamento europeo. “L’ho fatto già una volta, beccandomi anche una denuncia, e sono pronta a tornare sull’autostrada con sindaci del cratere, cittadini e categorie del settore per bloccare questa assurda ingiustizia. Sono convinta che debba pagare chi non ha fatto il proprio dovere, politici e burocrati che in questi anni hanno sbagliato, non le aziende che hanno solo goduto di una legge dello Stato. Si rischia di subire una gravissima ingiustizia. E sono pronta a organizzare, anche assieme agli altri parlamentari eletti nel territorio, un evento a Roma per far capire le nostre ragioni. Il vicepresidente Lolli e il sindaco hanno inviato la diffida, ma la commissaria sembra andare avanti, dettando tassativamente con una circolare insidiosa e pericolosissima i 30 giorni entro cui fornire la documentazione”. Anche i neoparlamentari abruzzesi del Movimento 5 Stelle hanno annunciato il proprio intervento a tutela dei cittadini abruzzesi.
Sul fronte opposto l’ex ministro Gaetano Quagliariello. “La scabrosa vicenda della restituzione delle tasse a L’Aquila richiede un intervento su almeno due fronti”. Anche il senatore Quagliariello ha partecipato alla riunione convocata a L’Aquila presso la Regione Abruzzo con tutti gli attori istituzionali del territorio. “Da un lato – ha affermato Quagliariello – bisogna fermare le azioni di recupero guadagnando il maggior tempo possibile affinché l’Unione Europea, sulla quale il pressing deve essere fortissimo, possa riconsiderare una decisione a dir poco surreale, che in nome del mercato e della concorrenza rischia di buttare fuori dal mercato gli operatori economici di un territorio in difficoltà. Dall’altro lato, non va arrestata l’interlocuzione col governo affinché per la soglia di irrilevanza dell’aiuto, il cosiddetto “de minimis”, venga applicato il parametro del “temporary framework”, e dunque 500mila euro. L’interpretazione restrittiva della Ue è infatti circoscritta a una nota a margine, e dunque ben può essere superata da una diversa interpretazione che per applicare il temporary framework tenga conto della serie storica dei provvedimenti e della datazione degli stessi. Ne va del futuro di L’Aquila e della dignità del nostro Paese”.
Tutte parole che potremmo catalogare tra le chiacchiere politiche, in attesa che qualcosa di concreto a favore degli aquilani accada realmente.
La città e gli aquilani, nel frattempo, rivivono il dramma del 2009. Un terremoto tanto lontano quanto ancora vicino. Il Centro Italia trema tutti i giorni e a tutte le ore. Ore 20,41 di mercoledì 4 aprile. La magnitudo è di 3,9, di quelle che ti fanno venire voglia di andare fuori casa per recuperare la tranquillità; l’epicentro in provincia di Macerata, ma la distanza in linea d’aria non arriva a cento chilometri.
L’arcivescovo dell’Aquila, monsignor Giuseppe Petrocchi, richiama tutti “nell’abbraccio dell’amore”. “L’orologio che batte le ore della storia di L’Aquila non è restato fermo alle 3,32 del 6 aprile 2009. Quell’ora tremenda – non estranea al misterioso disegno salvifico di Dio – sarà sempre conservata nella memoria della nostra gente, ma non può arrestare i palpiti del cuore di questa città. Per la comunità aquilana questo è il tempo della laboriosità, della ripresa, della saggezza e della prossimità: dimensioni che debbono essere declinate al presente, ma ancora meglio in prospettiva dell’avvenire”. Per l’arcivescovo “i primi verbi da coniugare per la ricostruzione non sono ‘progettare’ e ‘fare’, ma ‘ascoltare’ e ‘incontrare’: cioè, accogliere i bisogni profondi della gente, per disporli secondo il giusto ordine di priorità, e intensificare la tessitura delle ‘relazioni convergenti’, che potenziano la coscienza fattiva di essere un’unica famiglia”.
Per monsignor Petrocchi “la dolorosa esperienza del terremoto contiene pure una lezione fondamentale: ci insegna a puntare sull’essenziale, su ciò che conta davvero e non ci verrà mai tolto”. Ecco, quindi, il messaggio centrale del suo intervento: “Le grandi braccia dell’amore, cristiano e umano, sono capaci di stringere tutti: quelli che camminano nel tempo, ma anche quelli già approdati all’eternità di Dio”. Tanti morti, non solo quelli durante la scossa di terremoto, ma anche coloro che sono deceduti in seguito, a causa delle ferite fisiche e psichiche che avevano riportato.
E la città si appresta a vivere i momenti civili e quelli religiosi in ricordo di quella tragica notte. Questi i principali appuntamenti: ieri, alle ore 24, nella Basilica di San Giuseppe Artigiano la concelebrazione eucaristica in suffragio delle vittime del sisma, presieduta da monsignor Petrocchi, con la lettura dei nomi durante la preghiera eucaristica. La notte appena trascorsa, all’1,45, la veglia di preghiera “Aspettando le 3,32”. E al giungere dell’ora di quel terribile terremoto in piazza Duomo c’è stato l’ascolto dei 309 tocchi della campana, uno per ogni vittima deceduta sotto le macerie, della chiesa di Santa Maria del Suffragio.