Era attesa per il prossimo ottobre la data relativa al ritorno in Tribunale di Antonio Logli, marito di Roberta Ragusa, la donna misteriosamente scomparsa da Gello di San Giuliano Terme nel gennaio di quattro anni fa. Una scomparsa che nel corso degli anni è stata configurata sempre più come un omicidio, del quale è accusato proprio il marito, insieme al reato di distruzione di cadavere. Per tale ragione, come annunciato anche dal quotidiano Unione Sarda, Logli è atteso a Pisa il prossimo 18 novembre in occasione della nuova udienza al cospetto del gup Elsa Iadaresta. Ad attenderlo sarà un nuovo iter giudiziario dopo l’accoglimento dei ricorsi presentati da Procura e parti civili contro la sentenza di non luogo a procedere emessa da un altro giudice, il gup Laghezza. Ma in autunno, Antonio Logli dovrà tornare in aula anche in vista di una seconda udienza, per motivi nettamente differenti rispetto a quelli che lo hanno reso noto a livello nazionale per il tragico fatto di cronaca legato alla scomparsa di Roberta Ragusa. L’uomo, infatti, come riporta Il Tirreno, ha chiesto al Comune i danni per un posto da vigile urbano negatogli. Ora il marito di Roberta Ragusa vorrebbe non solo la riassunzione ma anche un maxi risarcimento di 113 mila euro di danni. Nei giorni scorsi si è svolta l’udienza durante la quale le parti hanno tentato una riconciliazione formulata dal giudice, ma il mancato accordo raggiunto ha portato ad una nuova udienza che avrà luogo in autunno probabilmente prima della decisione del gup sulla richiesta della Procura di processarlo per omicidio volontario e distruzione di cadavere della moglie Roberta Ragusa.
Fissata al 18 novembre prossimo la data in cui il gup dovrà decidere se Antonio Logli dovrà essere rinviato a giudizio per l’omicidio della moglie Roberta Ragusa. A rivelarlo ancora una volta è il giornalista Fabrizio Peronaci, tramite un gruppo Facebook dedicato al Giornalismo Investigativo. Potrebbe essere quindi questa la svolta che si attendeva da tempo per il caso di Roberta Ragusa, ancora avvolto da mille misteri. Gli inquirenti vaglieranno infatti la pista del boschetto, ottenuta grazie alla deposizione di Silvia Sbrana, vigilessa ed ufficiale di Polizia Giudiziaria. E’ lei la supertestimone che ha indicato il boschetto di Gello come possibile luogo in cui è stato sepolto il corpo di Roberta Ragusa. Secondo la vigilessa infatti quel giorno ha notato degli strani movimenti ed è convinta che quei famosi lembi di plastica che emergono dal terreno siano parte di un involucro in cui è stato conservato il corpo di Roberta Ragusa. Nelle adiacenze dello stesso luogo, vennero ritrovate quel giorno da Luigi Murò, altro supertestimone, una tronchesi ed una lama del cutter, due oggetti molto particolari che fanno pensare ad un uso nell’occultamento del cadavere. Un altro particolare controverso è il rogo che venne avvistato nel boschetto e che potrebbe essere servito ad occultare delle prove. Elementi chiave che si erano collegati anche ad una tomba intestata ad una certa Emilia Vanni, un nome sospetto e molto comune, riferito ad un decesso di cui nessuno ha testimonianza.