Rosanna Belvisi fu uccisa il 15 gennaio 2017 dal marito Luigi Messina, con ben 29 coltellate. L’uomo in primo grado è stato condannato a 18 anni di reclusione a fronte dei 30 richiesti dal pm. Il giudice però aveva escluso l’aggravante della crudeltà riducendo la sua condanna. Per la figlia Valentina, che oggi ha cambiato cognome prendendo solo quello della madre uccisa, quella decisione presa dal giudice rappresentò un secondo choc. “Ma come si fa a dire che 29 coltellate non sono crudeltà? Mia madre è stata colpita in ogni parte del corpo. Così è come se la colpissero ancora e ancora”, ha commentato oggi a Corriere della Sera, alla vigilia dell’Appello che si discuterà presso il tribunale di Milano il prossimo 6 giugno. In quella occasione, la difesa del padre chiederà un ulteriore sconto di pena: “Già 18 anni sono pochi, ora l’uomo che ha ucciso mia madre potrebbe addirittura ottenere la riduzione della pena se accogliessero le attenuanti generiche e questa cosa mi fa impazzire”, dice oggi la giovane Valentina. La figlia di Rosanna Belvisi ha giurato di essere presente in aula tra meno di un mese, nella speranza che la madre possa non subire una nuova coltellata, la trentesima. Valentina non sarà sola: al suo fianco, oltre al suo neo avvocato, Domenico Musicco, ci sarà anche l’associazione contro la violenza sulle donne “Libere Sinergie”.
LO SFOGO E L’APPELLO DELLA FIGLIA VALENTINA
Rosanna Belvisi è una delle tante vittime di femminicidio. Ad ucciderla furono le 29 coltellate sferrate una mattina d’inverno, nel quartiere Lorenteggio a Milano, dal marito. L’omicidio si consumò al culmine di una serie di liti e violenze frequenti che duravano ormai da molti anni. Nel 1995 la donna era già stata accoltellata alla schiena ma nonostante questo i due rimasero insieme. La figlia della coppia, Valentina, invece, aveva deciso di andare via di casa proprio per non sentire più quelle liti e non assistere più a tutte quelle violenze. Oggi ha scelto di non portare più il cognome del padre. “A mia madre, che io amavo e amo alla follia, avevo detto e ridetto di lasciarlo, la imploravo: lei non ci riusciva. Era convinta potesse cambiare”, dice. Oggi, la 25enne ricorda il giorno dell’omicidio. lei si trovava in Svizzera con il fidanzato quando la madre smise di rispondere ai suoi messaggi sia Whatsapp: “Al pomeriggio scoprii dalla tv cos’era accaduto. Mi crollò il mondo addosso”. Con il padre, dopo la tragedia, ha chiuso ogni tipo di rapporto ed il resto della famiglia ha preso le distanze dal suo dramma. L’uomo l’avrebbe contattata con due lettere, ma mai per chiedere perdono. “Gli interessa solo il denaro e che non gli porti via tutto. Non si è pentito. La verità è che odiava mia madre”, dice Valentina. Oggi la ragazza desidera solo che non vi siano sconti di pena in Appello: “Mio padre per me è morto, non voglio più avere niente a che fare con lui. Deve pagare fino all’ultimo”.