Tra i santi che vengono celebrati il 21 dicembre dalla Chiesa cattolica, va ricordato in particolare San Michea, la cui figura viene ricordata dal nuovo “Martyrologium Romanum”, annoverandolo tra i cosiddetti profeti minori dell’Antico Testamento; un ruolo derivante non dalla scarsa importanza del messaggio che ha lasciato, bensì dalla brevità dei suoi scritti. La sua attività sarebbe avvenuta nel periodo compreso tra il 737 e il 690 a.C. e la sua celebrazione è ammessa da tutte le Chiese cristiane. Nato a Moraset, un villaggio agricolo situato nei pressi di Gerusalemme, Michea, secondo gli studiosi, avrebbe fatto parte di una famiglia di proprietari terrieri. A dare valore a questa ipotesi sarebbe la buona qualità delle sue profezie, che farebbero presupporre una certa istruzione sconosciuta all’epoca nei ceti più bassi. Sempre secondo gli studiosi, con ogni probabilità San Michea avrebbe svolto la funzione di discepolo del grande profeta Isaia. Ad avvalorare questa tesi un suo scritto in cui cita un magnifico inno a Sion, città dedita alla pace e come tale menzionata anche nel libro di Isaia.
L’iconografia dedicata a Michea tende a presentarlo come un emulo di Amos, altro profeta contadino che si era dedicato con grande vigore a una intensa predicazione per porre fine allo sfruttamento dei contadini da parte dei possidenti agricoli; proprio per questo viene annoverato tra coloro che predicarono un ritorno del Regno di Giuda per un rapporto più stretto e coerente con Dio. Allo sdegno verso il trattamento riservato ai lavoratori della terra, San Michea abbinò quello verso i falsi profeti, di cui denunciò l’avidità che contribuiva in maniera decisiva a costringere a condizioni di vita miserabili gli strati più bassi della popolazione. Contro la cupidigia di cui tutti costoro, San Michea non ebbe perciò alcuna remora nel chiedere un intervento da parte del Signore.
San Michea parlò spesso della città di Samaria, la capitale della parte nord del regno di Israele. Nei suoi scritti racconta il crollo di Samaria, descritta come una città gaudente e raffinata, avvenuto nel corso del 721 a.C, a opera delle armate guidate da Sargon, sovrano di Assiria che ridusse il tutto a un cumulo di rovine. Le parole di San Michea sono durissime e i suoi strali furono riservati anche a Gerusalemme, per il quale il santo predisse un futuro in cui la città sarebbe divenuta un ammasso di macerie. Un destino che poteva essere evitato solo tramite un nuovo regime di vita in cui alle preghiere si dovevano accompagnare atti coerenti, sotto forma di giustizia.
Tra gli scritti di San Michea, particolare attenzione deve essere data al suo passo in cui afferma che da Betlemme di Efrata, luogo troppo piccolo per essere elencato tra quelli di rilievo dell’area in questione, sarebbe uscito colui che sarebbe poi diventato il dominatore di Israele. Un annuncio messianico che suona come una anticipazione di quanto sarebbe successo sette secoli più tardi e che fa di San Michea una figura di grande importanza tra i tanti profeti del suo tempo.