Si muove anche la politica dopo il caso di Leandro Celia, il 13enne morto sui binari a Soverato: sono i selfie estremi a finire sul banco degli imputati, anche se in questo caso non si è ancora scoperto se realmente i tre ragazzini fossero sui binari per scattare foto “estreme” o se invece la dinamica è andata diversamente. «Alla luce dell’ennesima tragedia sui binari chiediamo al governodi dare seguito alla risoluzionedel PD approvata all’unanimità inCommissione Trasporti allaCamera lo scorso novembre sulla sicurezza ferroviaria, avviando una profonda ed efficace campagna informativa rivolta ai giovanissimi», scrivono in una nota pubblicata oggi i deputati PD Marilena Fabbri, Michele Mognato e Mario Tullo, commentano la morte del 13enne avvenuta a Soverato. «Il governo deve farsi carico di questa emergenza promuovendo campagne di sensibilizzazione alla sicurezza, come già avvenuto nel caso degli incidenti stradali»: i casi purtroppo iniziano ad essere tanti, e la tragedia avvenuta ieri poteva essere notevolmente evitata.
L’agenzia Sir ha raggiunto l’arcivescovo di Catanzaro, mons. Vincenzo Bertolone, per commentare il caso del ragazzino 13enne di Soverato travolto dal treno mentre probabilmente stava scattando un selfie, un gioco simile; «Quando una vita viene spezzata, ancor più se giovane, dovrebbe sempre e comunque prevalere il sentimento della pietas, l’invito al raccoglimento, alla comprensione», invita il vescovo di una comunità attonita, spaventata e rimasta sotto shock per quanto avvenuto due sere fa. Il vescovo prova ad entrare nelle pieghe del dolore di quanto avvenuto alla famiglia di Leandro: «’Questo fatto provoca tanto dolore alla mamma, alla famiglia e alla comunità di Petrizzi, intimamente e duramente provate da questa disgrazia». Non manca però per Bertolone un richiamo forte a che la verità venga fuori al più presto dalle indagini, «Da quel che mi è stato riferito, siamo tutti più poveri perché abbiamo perso un ragazzo buono, mite, studioso. Un modello anche per i suoi coetanei. A chi di dovere – conclude l’arcivescovo – il compito di chiarire che cosa sia accaduto, a noi quello di dimostrarci capaci di leggere con sapienza questi fatti e di farci soprattutto in questi tragici avvenimenti, fratelli e sorelle di chi ha patito il dramma doloroso: la perdita di un figlio».
Il caso del 13enne morto sui binari a Soverato continua a far parlare per le polemiche attorno ai motivi presunti della tragedia che ha strappato la vita a Leandro Celia, salvando in extremis gli altri due amici che si sono ritirati in tempo dai binari quando è passato il treno in corsa. Si parla di selfie davanti al treno, di gioco finito male, di passeggiata per poter arrivare alla spiaggia: tante ipotesi, forse troppe in così poco tempo e una verità che al momento non viene fuori, aumentando l’ansia e il dramma della famiglia in un paese come Soverato attonito da quanto avvenuto due sere fa all’improvviso. Secondo la prima ricostruzione, qualcuno dei tre ragazzi aveva consigliato agli altri di andare a scattare le fotografie lungo quel ponte, vista la loro passione comune. E così, al momento di rincasare a piedi, hanno deciso di seguire la tratta ferroviaria tra Montepaone e Soverato e fermarsi all’altezza del ponte sul Beltrame. Tesi che però non è stata confermata dai due ragazzini; la Polfer ieri ha confermato quanto riportato dall’avvocato di uno dei due ragazzini sopravvissuti (leggi qui sotto), affermando come « due amici di Leandro Celia hanno escluso che si stessero facendo un selfie. I ragazzi stavano attraversando il ponte ferroviario pensando di percorrere la strada più diretta per arrivare nel centro di Soverato. Il cellulare della vittima è stato sequestrato ed è a disposizione dell’autorità giudiziaria, ma stando alle prime ricostruzioni non sembra che i tre stessero facendosi foto con gli smartphone», ha riportato Barbara Caccia della Polfer a Radio Rai. Resta il punto chiave, capire come e perché i tre amici si sono ritrovati sui binari in maniera così avventata, nonostante la giovane età.
Non si sarebbe trattato di un selfie estremo, ma di una semplice passeggiata finita in tragedia: il caso di Leandro Celia morto travolto da un treno e dei due amici sopravvissuti a Soverato sta facendo il giro del web oltre che delle cronache nazionali. Ieri l’avvocato di uno dei due ragazzini sopravvissuti ha smentito le prime ricostruzioni fatte dalla stampa e dagli inquirenti: «Nessun selfie estremo, lo dico nella maniera più categorica, è una falsità. Voglio smentire che si trattasse di un selfie estremo, stavano facendo una passeggiata. Sono ragazzi normalissimi, nessun disagio, la vivacità tipica dei tredicenni». L’avvocato Eliana Corapi a Rai News 24 racconta come i due ragazzi passavano da li per andare poi sulla spiaggia di Soverato: una fatalità su cui gli inquirenti indagheranno nei prossimi giorni ma che secondo l’avvocatessa non è dovuta ad un gioco finito male. “Sono vivaci, sono adolescenti ma non sono pazzi: purtroppo Leandro è morto, ma le indagini chiariranno la verità”. Secondo la Corapi, che ha parlato anche ieri in serata ai media, «hanno fatto alcune foto ma non certo sui binari e non sicuramente selfie estremi di cui si è parlato. Subito dopo l’impatto i due tredicenni sopravvissuti sono scappati per paura, rivolgendosi poi ad alcuni amici».