Le indagini sulla morte di Trifone e Teresa si sono rivelate più complesse del previsto. Per 16 lunghi mesi gli inquirenti non si sono mai fermati, fino all’arresto di Giosuè Ruotolo ed alla raccolta di tutte le prove necessarie contro di lui, che saranno portate nell’ambito del processo in partenza dal prossimo 10 ottobre. Intanto, sulle pagine del settimanale Giallo il procuratore capo di Pordenone ha riferito che i risultati della consulenza tecnica hanno confermato la ricostruzione dei fatti secondo la quale Ruotolo avrebbe lasciato il luogo del delitto immediatamente dopo gli spari. A questa prova si è giunti grazie all’allineamento delle telecamere che ha anche permesso di confermare l’ora esatta dell’uccisione di Trifone e Teresa, ovvero le 19:50 del 17 marzo 2015. Dopo pochi secondi, la telecamere “14 bis” all’incrocio tra via Gramsci e via Interna riprende l’auto di Giosuè mentre si allontana dal Palasport, dove pochi attimi prima venivano uccisi i due fidanzati con sei colpi di pistola. Venti secondi dopo, la medesima telecamera riprende un podista che diventerà il testimone chiave dell’intera vicenda.
Con l’annuncio della data di inizio processo a carico di Giosuè Ruotolo, presunto responsabile del duplice omicidio di Trifone e Teresa, si sono concluse dopo 16 mesi le complesse indagini. Prima di giungere alla loro conclusione, è stato necessario l’ultimo importantissimo tassello contenuto nella relazione finale che i consulenti Paolo Reale e Giuseppe Monfreda hanno consegnato ai pm della Procura di Pordenone. Si tratta di un dato fondamentale, come riportato dal settimanale Giallo in quanto accerta la presenza di Giosuè Ruotolo sul luogo del delitto quando Trifone e Teresa furono uccisi a colpi di pistola la sera del 17 marzo 2015. A questo punto è stato possibile giungere grazie all’allineamento delle telecamere che ha permesso di fare un quadro esatto degli ultimi movimenti di Ruotolo. Dopo la perizia, gli orari emersi possono essere considerati certi al 100%, compreso quello della morte della coppia uccisa a Pordenone, ovvero le 19:50.
E’ arrivata ieri la notizia della data relativa al processo a carico del presunto assassino di Trifone e Teresa. L’ex commilitone di Somma Vesuviana, Giosuè Ruotolo, affronterà la sua prima udienza presso la Corte d’Assise di Udine il prossimo 10 ottobre. Una data importante che anticipa anche la chiusura delle indagini. “Prendiamo atto della decisione dei pm di accelerare i tempi”, ha dichiarato uno dei legali che forma la difesa di Ruotolo, l’avvocato Rigoni Stern, come riporta Il Messaggero Veneto. Il processo avverrà secondo il rito del giudizio immediato e difficilmente gli avvocati, in questi 15 giorni di tempo che hanno a disposizione opteranno per un’altra ipotesi. Qual è invece il destino della fidanzata del presunto killer di Trifone e Teresa? La posizione di Maria Rosaria Patrone, la 24enne indagata a piede libero per favoreggiamento (dopo aver scontato un breve periodo ai domiciliari), è stata stralciata. Questo significa processi separati per i due fidanzati rimasti uniti nonostante il duplice delitto che li ha visti coinvolti. La ragazza sarà giudicata a Pordenone e non è ancora nota la scelta del rito da parte del suo avvocato, Costantino Catapano.
Sono state chiuse dopo 16 mesi le indagini sull’omicidio di Trifone Ragone e Teresa Costanza, i due findanzati di Pordenone uccisi il 17 marzo 2015 nel parcheggio del Palasport. Il prossimo 10 ottobre andrà a processo Giosuè Ruotolo, il militare commilitone di Trifone e accusado del duplice delitto. Secondo gli inquirenti Ruotolo “era sul luogo del delitto” quando Teresa Costanza e Trifone Ragone furono uccisi. Il settimanale ‘Giallo’, come riferisce Leggo.it, riporta le parole del procuratore capo di Pordenone: “I risultati della consulenza tecnica confermano la nostra ricostruzione dei fatti, ovvero che Ruotolo è ripartito, cioè ha lasciato il luogo dell’agguato, immediatamente dopo gli spari. La prova è stata ricavata analizzando i dati delle telecamere e incrociandoli con le dichiarazioni di un podista e con i vari passaggi sotto ‘gli occhi elettronici’ di via Interna”. Giosuè Ruotolo è rinchiuso nel carcere di Belluno e attende quindi il processo. E’ stata invece stralciata la posizione di Mariarosaria Patrone, fidanzata di Ruotolo, indagata a piede libero per favoreggiamento nell’omicidio di Trifone e Teresa.
Nelle ultime ore è giunta una notizia importante in merito al giallo sul duplice delitto di Trifone Ragone e Teresa Costanza, i due fidanzati uccisi a Pordenone il 17 marzo di un anno fa. Il presunto assassino della coppia, Giosuè Ruotolo, dopo 16 mesi di complesse indagini ed attualmente in carcere a Belluno, il prossimo autunno sarà chiamato ad affrontare il processo con il giudizio immediato. A darne notizia è stato IlFriuli.it, che ha reso nota anche la data della prima udienza, fissata al prossimo 10 ottobre 2016. La sede scelta e considerata “senza condizionamenti”, sarà quella della Corte d’Assise di Udine composta da due togati e sei giudici popolari. La difesa di Giosuè Ruotolo formata dagli avvocati Roberto Rigoni Stern e Giuseppe Esposito non avrebbe avuto da ridire sulla scelta della Procura di Pordenone di procedere con il giudizio immediato, sebbene abbia due settimane per richiedere eventuali riti alternativi. Un’ipotesi, questa, che potrebbe essere esclusa a priori soprattutto alla luce delle intenzioni avanzate dallo stesso Ruotolo, da sempre convinto della sua innocenza e pronto ad affrontare un processo in Assise scartando categoricamente il rito abbreviato. Con la data di inizio del processo a carico del militare di Somma Vesuviana, presunto assassino di Trifone e Teresa, la Procura di Pordenone ha chiuso l’inchiesta e le indagini preliminari, avendo tra le mani tutte le prove finora raccolte ritenute utili ad incastrare in sede di processo Giosuè Ruotolo. Oltre ad inquadrare i movimenti del presunto killer nel luogo del delitto della coppia, tra le altre prove a suo carico ci sarebbe il rapporto che lo stesso Ruotolo aveva con le due vittime. Antichi rancori, gelosie e tensioni hanno trovato il culmine nei messaggi minatori inviati a Teresa e che avevano portato ad una lite tra Trifone e l’ex commilitone. Un affronto presumibilmente mai realmente dimenticato da Giosuè, minacciato anche dal timore di non riuscire a fare carriera a causa delle possibili denunce dell’ex amico. Da qui, secondo la Procura, il desiderio del militare 26enne di agire concretamente la sera del 17 marzo 2015, uccidendo a freddo i due fidanzati. Ma alle prove raccolte, altri elementi avrebbero contribuito a mettere nei quali Ruotolo: le numerose contraddizioni, le bugie e, soprattutto, le immagini delle telecamere, ultimo tassello che ha completato l’intricato puzzle grazie all’impiego di tecnologie avanzate nelle indagini. Spetterà alla difesa di Giosuè, ora, contestare i vari elementi nel corso del processo.