Uno scatto di rabbia, un gesto che a un padre può ben sfuggire, nella situazione in cui si trovava. Forse invece di essere più realisti del re, i carabinieri di Cattolica avrebbero fatto meglio a chiudere un occhio e cercare di comprendere quello che stava succedendo. Che cosa? Un ragazzino di 15 anni era stato sorpreso dai militari nel parco pubblico della città romagnola mentre fumava uno spinello e l’hanno portato in caserma. La legge vista l’età e vista la modica quantità prevede solo una segnalazione alla prefettura, perché eventualmente provveda a un programma di recupero. Ma la legge vuole anche che vengano avvertiti i genitori. Quando l’uomo è arrivato non ha resistito e ha mollato uno schiaffo al figlio. Normale, viene da dire, quando il “sangue ti sale alla testa”. Per i carabinieri però si è trattato di abuso di metodi di correzione e hanno denunciato l’uomo.
QUAL’È IL VERO ABUSO?
Viene da pensare se l’abuso non sia piuttosto quello dei carabinieri, soprattutto se si pensa a certi metodi in uso in certe caserme e carceri dove c’è chi è stato ammazzato dai “metodi di correzione” dei militari, vedi caso Cucchi. Qua abbiamo invece un padre che riceve una telefonata dai carabinieri che gli dicono di venire a riprendersi il figlio senza neanche spiegare perché si trova in caserma. Nel caso specifico poi anche il figlio maggiore era stato fermato in passato per lo stesso motivo del fratello: spavento, rabbia, senso di impotenza, uno schiaffone ci scappa ma adesso invece questo padre rischia sei mesi di carcere. E soprattutto, se un figlio vede il padre punito dai carabinieri, come potrà pensare che ha il diritto di esercitare la potestà educativa nei suoi confronti? Penserà che è peggio di lui, che in fondo si fumava solo uno spinello. «È un uomo che lavora tutto il giorno – ha commentato il suo avvocato – sperava di non avere più a che fare con problemi causati dai figli».