Il 31 agosto viene commemorato Sant’Aristide Marciano Apologista. Aristide fu un filosofo greco molto apprezzato ed è considerato uno dei Padri della Chiesa. La sua vita viene collocata nel II secolo. Comunque non abbiamo di lui molte notizie biografiche ma sappiamo che nacque ad Atene. Le principali fonti sul suo conto sono pervenute fino a noi grazie agli scritti di Sant’Eusebio da Cesarea e a quelli di San Girolamo. Ammirato per la sua innata eloquenza, si convertì al Cristianesimo dopo aver letto le Sacre Scritture. Le ingiuste persecuzioni contro i Cristiani lo spinsero a scrivere la sua opera più famosa e anche l’unica che conosciamo: l’Apologia. Quest’opera, dove spiccano tutte la sue conoscenze filosofiche e teologiche, fu indirizzata all’imperatore Adriano in difesa dei cristiani. Probabilmente, l’imperatore ebbe modo di leggere l’Apologia di Sant’Aristide nel periodo in cui partecipò ai misteri eleusini (riti religiosi pagani che si tenevano nell’antica Grecia). L’intento di Aristide fu quello di placare un ulteriore accanimento verso il Cristianesimo e almeno in parte raggiunse il suo scopo. Dopo la lettura dell’Apologia, l’imperatore Adriano indirizzò una lettera a Minucio Fundano, proconsole dell’Asia, in cui ammonì l’oppressione verso i cristiani senza un processo formale con accuse ben fondate. L’Apologia è il più antico testo cristiano apologeta che conosciamo. Il contenuto ci è noto grazie a Sant’Eusebio, San Girolamo e alla sua versione frammentaria armena. Esiste anche una versione più completa in lingua siriaca. Uno dei frammenti della versione armena fu ritrovata dai Mechitaristi a Venezia seguito dal ritrovamento di un altro frammento armeno dal Conybeare e dall’Eemin. L’Apologia, tradotta in lingua siriaca, venne ritrovata nel 1889 da J.Rendell Harris nella Biblioteca del Monastero di Santa Caterina del Sinai. Dopo uno studio approfondito su quest’ultima versione , J.A.Robinson rese nota una certa analogia con il romanzo greco di Barlaam e Iosafat, attribuito a San Giovanni Damasceno. Per ultimo, tra il 1922 e 1923, furono ritrovati frammenti dell’opera scritti in lingua greca su dei papiri. In tutta probabilità, questi ultimi, riportano la versione più fedele all’originale. Sappiamo oltremodo che l’opera è composta in totale da 17 brevi capitoli. Il primo capitolo funge da introduzione sul sapere, l’essenza della vita, la natura e gli attributi divini. Nel secondo capitolo viene esposta l’origine delle religioni dominanti del tempo: barbara, greca, giudea e cristiana. Per quanto riguarda la religione barbara, Aristide afferma che essa adora gli elementi terreni quali acqua, terra, fuoco… questi elementi sono opera di Dio ma l’adorazione dei barbari non è rivolta a lui come Creatore. Per quanto riguarda la religione greca, Aristide afferma che essa attribuisce agli dei le stesse debolezze terrene dell’uomo e l’uomo non è a pari di Dio. Per quanto riguarda la religione giudea, Aristide afferma che essa adora il vero Dio ma è decentrata dalla vera spiritualità. Soltanto i cristiani sono coerenti nell’adorazione di Dio in quanto conducono una vita nella vera spiritualità, nella purezza d’animo e in armonia con il mondo circostante.
Ogni religione viene sviluppata nei capitoli seguenti ma l’attenzione di Aristide si concentra principalmente sul paganesimo greco e il cristianesimo. I capitoli che trattano la religione cristiana riportano in auge gli originali precetti dati da Gesù Cristo: povertà, carità, fratellanza, pietà per i nemici, evangelizzazione e conversione dell’uomo. Aristide mette in risalto anche l’incessante preghiera dei cristiani, la santità, il martirio e la purezza nei costumi. Tutto questo nella certezza di meritare il Regno dei Cieli nel giorno del Giudizio. Di questo santo non abbiamo ulteriori notizie. Come riportato da alcune scritture martirologhe si crede che Sant’Aristide morì martire.