“E’ Natale, è Natale, è la festa dei bambini, è un emporio generale di trastulli e zuccherini…” così il grande Giovannino Guareschi in un suo racconto di vita familiare prendeva in giro, tanti anni fa, un certo modo di presentare il Natale. Queste parole erano parte di una poesia che la figlia, la celebre Pasionaria, si rifiutava di imparare a memoria. Un Natale mieloso e melenso, da buoni sentimenti, da “siamo tutti più buoni”. Il pasionario parroco di Villasanta, alle porte di Monza, la notte di Natale non era tanto propenso a questo tipo di buonismo, e un po’ ruvidamente si è scagliato nientemeno che contro Babbo Natale, definendolo un simbolo del consumismo, un’invenzione della pubblicità, e addirittura definendolo “un ciccione ubriaco”. Si è guadagnato il suo momento di celebrità sui social network, dove si è scatenato il solito dibattito manicheo pro o contro.
L’episodio tuttavia si presta a qualche pacata riflessione e a una bella citazione. Anzitutto, le intenzioni di don Mazzoleni erano sicuramente buone: richiamare il gregge di cui egli è anziano pastore ad un’attenzione verso il Mistero del Natale, che è la venuta di Dio tra noi, e non la festa dei regali, delle luminarie stradali, dei cinepanettoni. Tutto giusto. Ma perché allora non sottolineare la bellezza di questo fatto, anziché farsi prendere la mano dall’indignazione per gli aspetti mondani e consumistici?
Il rischio è quello di scivolare in un moralismo che ottiene solo il risultato di suscitare un opposto moralismo, quello di chi si è risentito perché il vecchio parroco avrebbe così rovinato la “magia del Natale” per i bambini che attendono l’omone di rosso vestito. Oltretutto l’enfasi anti-consumista di don Ferdinando gli ha fatto dimenticare che Babbo Natale non è affatto una creazione della Coca Cola, ma è una figura che affonda le proprie radici nella tradizione cristiana antica, in san Nicola. Magari un po’ mischiato a elementi pagani, ma che problema c’è? Il cristianesimo ha sempre saputo valorizzare tutto il buono delle tradizioni che lo avevano preceduto e accompagnato. Un paganesimo che diventava propedeutico alla scoperta della Verità cristiana. Chi comprese perfettamente tutto questo fu il grande scrittore Gilbert K. Chesterton, che in una lettera al giornale Tablet scrisse:
“Quello che mi è successo è l’opposto di quello che sembra essere l’esperienza della maggior parte dei miei amici. Invece di rimpicciolire fino ad un puntino, Babbo Natale è divenuto sempre più grande nella mia vita fino a riempire la quasi totalità di essa. E’ successo in questo modo. Da bambino mi trovai di fronte ad un fenomeno che richiedeva una spiegazione. Avevo appeso alla sponda del mio letto una calza vuota, che al mattino si trasformò in una calza piena. Non avevo fatto nulla per produrre le cose che la riempivano. Non avevo lavorato per loro, né le avevo fatte o aiutato a farle. Non ero nemmeno stato buono — lungi da me!
E la spiegazione era che un certo essere che tutti chiamavano “Santa Claus” era benevolmente disposto verso di me… Ciò che credevamo era che una determinata agenzia benevola ci avesse davvero dato quei giocattoli per niente. E, come affermo, io ci credo ancora. Ho semplicemente esteso l’idea.
Allora chiedevo solo chi metteva i giocattoli nella calza, ora mi chiedo Chi mette la calza accanto al letto, e il letto nella stanza, e la stanza nella casa, e la casa nel pianeta, e il grande pianeta nel vuoto. Una volta mi limitavo a ringraziare Babbo Natale per pochi soldi e qualche biscotto. Ora, lo ringrazio per le stelle e le facce in strada, e il vino e il grande mare. Una volta pensavo fosse piacevole e sorprendente trovare un regalo così grande da entrare solo per metà nella calza. Ora sono felice e stupito ogni mattina di trovare un regalo così grande che ci vogliono due calze per tenerlo, e poi buona parte ne rimane fuori; è il grande e assurdo regalo di me stesso, perché all’origine di esso io non posso offrire alcun suggerimento tranne che Babbo Natale me l’ha dato in un particolare fantastico momento di buona volontà”.
Morale? Si può parlare di stupore di fronte alla Bellezza di un Dio che si fa uomo anche utilizzando Babbo Natale. E’ così che i nuovi pagani, quelli che hanno dimenticato Cristo e si trastullano con illusori buonismi, potranno imboccare la strada per Betlemme, quella giusta.