Ha avuto un sapore diverso l’edizione della Perdonanza, quest’anno. Un sapore misto alla polvere delle macerie, quelle della basilica di Collemaggio, tanto ferita dal terremoto del 6 aprile quanto Chiesa viva. Un appuntamento che ha visto protagonisti i vigili del fuoco, ringraziati dall’arcivescovo, monsignor Giuseppe Molinari, per il lavoro preparatorio svolto, capace di rendere sicuro il percorso, con addirittura il passaggio sotto la Porta Santa. Così tanta gente ha potuto tornare a pregare nella Basilica di Celestino V.
Ad aprire la porta Santa è stato il segretario di Stato, cardinale Tarcisio Bertone. Lui ha ripercorso quanto accaduto in città, indicando la via per trovare le motivazioni per guardare al futuro. Nella sua omelia ha augurato all’Aquila di rinascere come “una città ben rifatta e moderna”. E la Chiesa diventa forza per l’unione. «La Chiesa – ha detto – è il corpo mistico di Cristo; uniti a Lui formiamo tutti un solo corpo e quando un membro soffre, gli altri ne risentono. Possa questa solidarietà diventare sempre più stretta e viva: solidarietà materiale, fatta di impegno sollecito e concreto per la ricostruzione ed ancor più spirituale perché dalle macerie del terremoto non rinasca solo una città ben rifatta e moderna, bensì un popolo pieno di fiducia e deciso ad alimentarsi sempre alla sorgente della fede cristiana, quella stessa fede che la Perdonanza celestiniana viene a rinsaldare. Ci ottenga questo dono san Celestino V; ce l’ottengano i Santi patroni di questa vostra terra».
Parole che devono accompagnare gli aquilani nei prossimi giorni, nei prossimi mesi, quando di fronte ci sarà la ripresa delle attività, la riapertura delle scuole, la consegna dei primi alloggi realizzati o ricostruiti. La Perdonanza ha sottolineato le difficoltà attraversate in questi mesi, il dolore vissuto personalmente da tantissime persone. E proprio attraverso la Perdonanza il desiderio di riscoperta della “misteriosa vicinanza” di Dio. L’invito ad analizzare le prove della vita, fatte di dolore e di sofferenza, non come segno di abbandono ma come capacità di abbandonarsi a un Dio misericordioso.
E questo può e deve avvenire aiutandosi l’un l’altro, riuscendo a condividere le difficoltà quotidiane. «Un avvenimento è qualcosa che irrompe dall’esterno – afferma Alain Finkielkraut – un qualcosa di imprevisto. È questo il metodo supremo della conoscenza. Bisogna ridare all’avvenimento la sua dimensione ontologica di nuovo inizio. È un’irruzione del nuovo che rompe gli ingranaggi, che mette in moto un processo». E proprio al Meeting di Rimini, leggendo questa frase, ho pensato che fosse stata scritta per me e per tutti quelli che sono all’Aquila. Un nuovo inizio, dopo un segnale forte che va letto guardando al futuro.
Si torna così a Celestino V, alla sua Perdonanza. La Conferenza episcopale abruzzese e molisana ha voluto, prima del 6 aprile, un Anno Santo celestiniano, con l’indulgenza plenaria secondo le disposizioni della Chiesa. «La Perdonanza per noi cristiani – ha concluso monsignor Molinari – è una buona notizia, perché ci ricorda che la storia continua. Perché ci ricorda che Dio non si è dimenticato di questo meraviglioso popolo dell’Aquila e della nostra Chiesa. Perché ci ricorda che anche nelle tragedie più grandi, è possibile, grazie alla fede, resistere alla disperazione, lottare contro ogni tentazione di cedere all’assurdo e camminare nella via della speranza». Ricominciamo da qui il nostro lavoro quotidiano dopo le vacanze.
(Fabio Capolla – giornalista de Il Tempo)