Undici ore di camera di consiglio per un sentenza che chiude, dopo quasi otto anni, quella che è stata definita una delle pagine più nere della democrazia in Italia: i pestaggi alla scuola Diaz durante il G8 di Genova.
Sono stati inflitti 35 anni e 7 mesi di reclusione totali, in gran parte condonati. Tredici condanne, sedici assoluzioni, tra le quali tutti i vertici della Polizia mandati a giudizio.
Un processo complesso, condotto sul filo del codice che vuole la responsabilità penale strettamente personale, un processo sofferto per il ripetersi delle immagini dei pestaggi, del sangue, delle umiliazioni. E ancora, episodi dai contorni ambigui ricostruiti per dar loro concretezza – come quello delle molotov e delle coltellate al poliziotto -, il fantasma in quella scuola.
Due pubblici ministeri, Enrico Zucca e Francesco Cardona Albini, che hanno parlato per ore e ore, oltre 40 memorie e contromemorie depositate, che ha visto il grande lavoro delle parti civili teso tutto a colmare lacune e cercare prove. Le parole delle difese, che nelle ultime udienze sono state
Pesantissime, una sfida che ha visto incrociare le spade tra avvocati e pubblici ministeri, attacchi frontali per demolire quello che da piè parti è stato chiamato “il teorema”.
La lettura della sentenza da parte del presidente Gabrio Barone è lenta, scandita, puntuale. Non scioglie però l’ ansia e il nervosismo di un’aula che aspetta le condanne come un risarcimento morale e finanche politico. Un’aula che dimostrerà alla fine di non sopportare la parola “assolto”. Piovono urla e fischi, dichiarazioni di fuoco, i carabinieri in servizio d’ordine attenti ma discreti, i pm che non commentano a caldo, le difese dei condannati che ripetono «appelliamo, appelliamo».
Il tribunale di Genova ha quindi inflitto 13 condanne, per complessivi 35 anni e sette mesi, di cui 32 anni e sei mesi condonati. Le assoluzioni sono state 16.
Queste nel dettaglio le posizioni dei 29 poliziotti imputati e le richieste dei pubblici ministeri Francesco Cardona Albini e Enrico Zucca.
Francesco Gratteri, ex direttore dello Sco, assolto (la richiesta era stata di condanna a 4 anni e sei mesi); Giovanni Luperi, ex vice direttore Ucigos, assolto (chiesti 4 anni e 6 mesi); Gilberto Caldarozzi, ex vice direttore Sco, assolto (4 anni e 6 mesi); Filippo Ferri, ex dirigente squadra mobile La Spezia, assolto (4 anni e 6 mesi);
Massimiliano Di Bernardini, ex funzionario squadra mobile Roma, assolto (4 anni e 6 mesi);
Fabio Ciccimarra, ex dirigente questura Napoli, assolto (4 anni e 6 mesi); Nando Dominici, ex dirigente squadra mobile Genova, assolto (4 anni e 6 mesi); Spartaco Mortola, ex capo Digos Genova, assolto (4 anni e 6 mesi); Carlo Di Sarro, ex dirigente questura Genova, assolto (4 anni
E 6 mesi); Massimo Mazzoni, ex ispettore capo Sco, assolto (4 anni); Renzo Cerchi, ex sovrintendente squadra mobile La Spezia, assolto (4 anni); Davide Di Novi, ex ispettore squadra mobile La Spezia, assolto (4 anni); Vincenzo Canterini, ex dirigente reparto mobile Roma, condannato a 4 anni (chiesti 4 anni e 6 mesi); Michelangelo Fournier, ex vice dirigente reparto mobile Roma, 2 anni (3 anni e 6 mesi); Fabrizio Basili 3 anni (3 anni e 6 mesi); Ciro Tucci 3 anni (3 anni e 6 mesi); Carlo Lucaroni 3 anni (3 anni e 6 mesi); Emiliano Zaccaria 3 anni (3 anni e 6 mesi); Angelo Cenni 3 anni (3 anni e 6 mesi); Fabrizio Ledoti 3 anni (3 anni e 6 mesi); Pietro Stranieri 3 anni (3 anni e 6 mesi); Vincenzo Compagnone 3 anni (3 anni e 6 mesi); Massimo Nucera assolto (4 anni); Maurizio Panzieri assolto (4 anni), tutti ex capi squadra Roma; Pietro Troiani, ex vicequestore aggiunto Roma, 3 anni (5 anni); Michele Burgio, ex vicequestore aggiunto Roma, 2 anni e 6 mesi (4 anni); Salvatore Gava, ex commissario capo Roma, assolto (4 anni); Luigi Fazio, ex sovrintendente capo Catanzaro, 1 mese (3 mesi); Alfredo Fabbrocini, ex commissario Napoli, assolto (assoluzione).