E’ stata fissata per il 14 ottobre, presso il Tribunale della Libertà di Brescia, l’udienza per discutere l’istanza di scarcerazione di Massimo Bossetti, l’uomo che si trova in carcere dal 16 giugno scorso con l’accusa di aver ucciso Yara Gambirasio. In particolare, i giudici dovranno pronunciarsi sul ricorso presentato dai legali del carpentiere di Mapello, Silvia Gazzetti e Claudio Salvagni, dopo che il Gip di Bergamo Ezia Maccora ha respinto una prima istanza di scarcerazione. Come riporta L’Eco di Bergamo, infatti, già il 19 giugno scorso, nella convalida del fermo, il gip scriveva che “sussiste l’esigenza della custodia in carcere, avuto riguardo della gravità intrinseca del fatto, connotato da efferata violenza e dalla personalità di Bossetti dimostratosi capace di azioni di tale ferocia posta in essere nei confronti di una giovane e inerme adolescente abbandonata in un campo incolto ove per le ferite e l’ipotermia ha trovato la morte. Elementi che rendono estremamente probabile il rischio della reiterazione di reati della stessa indole”.
Mohamed Fikri, il giovane marocchino ingiustamente accusato di aver ucciso Yara Gambirasio, riceverà un risarcimento di circa novemila euro. Lo ha deciso la Corte d’Appello di Brescia, anche se sembra che la richiesta iniziale fosse decisamente più alta. L’incubo di Fikri è iniziato il 4 dicembre 2010, appena pochi giorni dopo la scomparsa della tredicenne di Brembate Sopra il cui corpo verrà ritrovato tre mesi più tardi in un campo di Chignolo d’Isola. Quel giorno i carabinieri intercettarono una telefonata: “Che Allah mi perdoni, non l’ho uccisa io”, disse il marocchino secondo una traduzione che poi si rivelò essere errata. L’uomo venne fermato la sera stessa mentre si trovava a bordo di un traghetto salpato da Genova verso Tangeri, come se stesse fuggendo. E’ stato portato in carcere, dal quale è uscito tre giorni dopo, il 7 dicembre: il giudice delle indagini preliminari ha infatti nominato un nuovo perito che fornì una nuova traduzione, completamente diversa: “Facilitami in una partenza per il Marocco, mio Dio, mio Dio”, disse Fikri. Non solo non ha mai parlato di uccisioni, ma non stava neanche scappando: il viaggio in Marocco era infatti programmato da tempo. Il coinvolgimento nel caso ha però influito negativamente sulla sua vita: ora ha ottenuto il permesso di soggiorno, ma il lavoro ancora no. “Non voglio parlare più di questa storia”, si è limitato a dire.