La Procura per i minorenni di Bologna chiederà il carcere per i tre minori accusati dello stupro di Rimini. Trasferiti al carcere minorile Pratello, hanno negato di aver compiuto violenze sessuali, spiegando di aver solo picchiato i turisti. Ma anche il maggiorenne congolese Guerlin Butungu ha negato le violenze, dichiarando di non aver mai sfiorato anche solo con un dito una donna. Intanto la Polonia è pronta a chiedere l’estrazione degli arrestati. Il viceministro della Giustizia, Patryk Jai, ha detto che i quattro dovranno affrontare una punizione molto severa per lo stupro di Rimini. Le autorità polacche hanno aperto una loro inchiesta per l’aggressione. Intanto emergono nuovi particolari sulla famiglia dei due minorenni marocchini: pare che fosse seguita da assistenti sociali. Secondo Il Messaggero, il padre era stato ai domiciliari per una serie di risse. La madre, invece, era stata ammonita per alcune aggressioni ai vicini, i due minori invece erano stati denunciati per furto e percosse. (agg. di Silvana Palazzo)
IL CAPOBRANCO GUERLIN BUTUNGU NEGA LE VIOLENZE
Dopo il suo arresto avvenuto ieri mattina alla stazione di Rimini, Guerlin Butungu, il presunto capobranco responsabile degli stupri ai danni di una donna polacca e di una transessuale peruviana, è stato interrogato. Il 20enne congolese è stato ascoltato dal pm al quale ha negato con forza le violenze, raccontando di non aver mai sfiorato neppure con un dito una donna. A smentire la sua versione, ritenuta sin da subito poco credibile, ci sarebbero in primis le testimonianze delle vittime ma anche le immagini delle telecamere. Non solo: come riporta TgCom24, sarebbero stati anche due dei quattro stupratori di Rimini, i quali avrebbero raccontato: “E’ lui che ci ordinava cosa fare quella sera”. Si tratta dei due fratelli marocchini di 15 e 16 anni che si sono costituiti nei giorni scorsi. Anche i tre complici, tutti minorenni e già trasferiti al Pratello di Bologna, avrebbero negato le violenze asserendo solo di aver picchiato i turisti. Francesca Capaldo, capo della sezione dello Sco, al Corriere ha raccontato di essersi trovata davanti a ragazzi “mansueti” nel corso degli interrogatori. “Invece il racconto delle due donne, le lesioni che hanno inferto loro, dimostrano che sono riusciti a tirare fuori una forza brutale. Erano accaniti in maniera bestiale, non mi era mai capitato di vedere una cosa del genere tra estranei”, ha raccontato l’agente. (Aggiornamento di Emanuela Longo)
PARLA IL PADRE DEI DUE FRATELLI MAROCCHINI
I due fratelli marocchini si sono presentati ieri in caserma per confessare di essere coinvolti nel duplice stupro di Rimini dopo essere stati convinti dal padre a consegnarsi. È stato lo stesso genitore a rivelarlo: ha riconosciuto i due figli nelle foto diffuse dai giornali, quindi li ha spinti a recarsi dai carabinieri. «Se hanno fatto una cosa del genere devono pagare», ha dichiarato ai microfoni del Resto del Carlino. Il 51enne ha ripercorso i terribili momenti nei quali il figlio 17enne ha confessato i particolari di quella nottata. Il fratello maggiore avrebbe costretto il minore ad andare a Rimini, gli avrebbe promesso soldi per rubare qualche cellulare, poi lo ha fatto bere. L’amico congolese però ha puntato la ragazza polacca: «La picchiava, le tirava gli schiaffi. Lui ha provato a dirgli “Lasciala fare, perché fai queste cose”. Ma poi l’ha trascinata lontano da loro e ha continuato». Quando dunque ha capito che tra i responsabili dello stupro c’erano i due figli ha detto loro di dire la verità, non dovevano restare in silenzio per una settimana intera: «E sono stati fortunati. Con la transessuale hanno rischiato perché potevano essere rintracciati dal protettore. Ma poi hanno rischiato anche per la violenza alla donna polacca. Perché, lo dico chiaro, se qualcuno violenta una delle mie donne, mia moglie o mia madre o mia figlia, io lo ammazzo». (agg. di Silvana Palazzo)
QUARTO UOMO ARRESTATO TENTAVA LA FUGA ALL’ESTERO
E’ stato condotto in carcere il quarto uomo accusato dello stupro a Rimini avvenuto ai danni di una giovane donna polacca e di una transessuale peruviana nella notte a cavallo tra il 25 ed il 26 agosto scorso. Il giovane 20enne congolese, stando alle informazioni raccolte dall’agenzia di stampa Ansa, era arrivato nel nostro Paese nel 2015 come richiedente asilo per motivi umanitari. Era stato quindi accolto da una cooperativa di Cagli, in provincia di Pesaro. L’arresto è avvenuto questa mattina all’alba. L’uomo, quasi certamente il capobranco, si trovava alla stazione di Rimini dove era giunto da Pesaro. Erano le 5:20 quando ha preso il treno molto probabilmente intenzionato a dirigersi verso il Nord Italia e, quasi certamente a lasciare il Paese per rifugiarsi all’estero, secondo gli inquirenti in Francia. Non era in possesso di alcun biglietto. L’arresto è scattato 20 minuti dopo, alle 5:40, quando il treno si è fermato alla stazione di Rimini. La polizia già da qualche tempo stava monitorando i suoi spostamenti attraverso le celle telefoniche. Quando gli uomini dell’Arma sono saliti sul treno, il 20enne congolese era da solo nel vagone. Inizialmente ha negato di essere lui l’uomo che stavano cercando ma poi non ha potuto continuare a negare l’evidenza davanti ai documenti di identità che portava con sé. (Aggiornamento di Emanuela Longo)
CAPOBRANCO IN ARRESTO
Anche il quarto uomo ricercato per lo stupro di Rimini dei giorni scorsi è stato affidato alla giustizia. Si tratta del capobranco che aveva condotto l’aggressione a una coppia di turisti polacchi, stuprando lei e picchiando violentemente lui. I due amici non erano però state le sole vittime, in quanto dopo il primo stupro il branco si era spostato a piedi violentando e derubando anche una prostituta transessuale di origini peruviane, divenuta la testimone chiave. Il quarto uomo super ricercato, dunque, è stato arrestato. Come riferisce TgCom24, si tratta di un giovane congolese di 20 anni il quale è stato bloccato proprio mentre tentava di fuggire in treno. Lo stupratore a capo del branco è un rifugiato residente a Vallefoglia, in provincia di Pesaro e da giorni si nascondeva alla stazione di Rimini. Ad individuarlo e fermarlo sono stati gli uomini dello Sco e della Squadra mobile di Rimini e Pesaro. Da qualche tempo gli investigatori stavano tenendo sotto controllo il suo cellulare fino a scoprire il suo spostamento da Pesaro a Rimini. Da qui l’intervento nelle passate ore, quando il 20enne, considerato il “capobranco”, è stato condotto in questura affiancandosi agli altri tre stupratori, tutti minorenni, già a disposizione degli inquirenti.
POLIZIA POLACCA RINGRAZIA COLLEGHI ITALIANI
Con l’arresto del quarto uomo si chiude il cerchio attorno alle operazioni di ricerca dei responsabili dello stupro di Rimini. Il 20enne arrestato questa mattina e considerato il “capobranco” è anche l’unico maggiorenne del gruppo di presunti autori della violenze. La svolta nel caso si era registrata già ieri pomeriggio, quando intorno alle 17:00 i due più piccoli del branco si erano presentati spontaneamente ai Carabinieri di Montecchio, in provincia di Pesaro. “Siamo stati noi”, avevano confessato, sebbene gli agenti fossero ormai giunti ad un soffio dal loro arresto. I due fratelli 17enni di origine marocchina, erano già noti alle forze dell’ordine per reati come spaccio e piccoli furti. La decisione di costituirsi era giunta dopo la diffusione delle immagini delle telecamere che li avevano immortalati di spalle. Sentendosi ormai braccati, avevano deciso di fare loro il primo passo e costituirsi. Sarebbero stati sempre loro, come riporta Repubblica, a fare poi i nomi degli altri due componenti del branco. Qualche ora dopo un altro 17enne congolese era stato arrestato dallo Sco dei carabinieri, mentre il leader del gruppo restava ancora il super ricercato. La transessuale peruviana avrebbe riconosciuto con certezza i quattro giovani stupratori ed anche la coppia polacca, sebbene fosse sotto choc, avrebbe riconosciuto le foto degli arrestati. La polizia di Stato italiana, tramite Twitter, ha pubblicato il tweet delle forze di polizia polacche che hanno ringraziato i nostri investigatori per il lavoro svolto: “La polizia polacca ringrazia i colleghi della Squadra mobile della questura di Rimini per l’azione investigativa che ha portato a cattura presunti autori stupri”.