In tutta la Chiesa Cattolica oggi si festeggia la Pentecoste, ovvero il giorno in cui lo Spirito Santo è disceso dal cielo e si è posato sugli Apostoli riuniti nel Cenacolo assieme alla Madre di Dio, Maria Vergine. Assieme alla Pasqua e al Natale, è una delle feste più importanti della cristianità perché segna l’inizio della chiamata missionaria della Chiesa in tutto il mondo e per tutto il resto della Storia. Il dono più grande di Dio, ovvero quello Spirito Santo che rappresenta nel tempo e nello spazio la sua stessa persona in profonda e continua compagnia con l’animo umano che anela e ricerca da sempre il senso ultimo della propria esistenza. «Quando verrà lui, lo Spirito della verità, vi guiderà a tutta la verità, perché non parlerà da se stesso, ma dirà tutto ciò che avrà udito e vi annuncerà le cose future. Egli mi glorificherà, perché prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà. Tutto quello che il Padre possiede è mio; per questo ho detto che prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà», lo spiega Gesù nel Vangelo di San Giovanni. Pentecoste indica il 50esimo giorno, in termini letterali: gli Ebrei la festeggiava proprio perché 50 giorni dopo la Pasqua ed era una sorta di festa di ringraziamento a Dio per i doni della terra. Per i Cristiani è invece la memoria e il ricordo fattivo e attuale della discesa dello Spirito sul mondo, il più grande dono divino in quanto compagnia perenne dell’uomo.
L’OMELIA DI PAPA FRANCESCO
È da pochi minuti conclusa l’omelia della Santa Messa in Vaticano, Basilica San Pietro, di Papa Francesco per il giorno della Pentecoste: nelle letture gli Atti degli Apostoli hanno ricordato l’essenza e gli episodi centrali della discesa dello Spirito sugli Apostoli e sulla Madonna, «Venne all’improvviso dal cielo un fragore, quasi un vento che si abbatte impetuoso, e riempì tutta la casa dove stavano. Apparvero loro lingue come di fuoco, che si dividevano, e si posarono su ciascuno di loro, e tutti furono colmati di Spirito Santo e cominciarono a parlare in altre lingue, nel modo in cui lo Spirito dava loro il potere di esprimersi»». Il Papa ha voluto legarsi a questo passaggio centrale della cristianità per spiegare che lo Spirito Santo non è nient’altro che la comunicazione, la discesa e l’annuncio «della novità di Dio. Quando lo Spirito c’è, succede sempre qualcosa. Quando soffia lo Spirito non c’è mai bonaccia», spiega il Pontefice. Poi l’affondo sul significato oggi della Pentecoste: «Quando si preferisce la quiete domestica alla novità di Dio è un brutto segno. Quando si vive per l’autoconservazione delle proprie vite e non si va ai lontani non è un bel segno»: per Papa Francesco, lo Spirito Santo soffia sempre, ma noi ammainiamo troppo spesso le vele. «Lo spirito soffia sempre e ci invita alla Santità luminosa ma noi a volte chiudiamo tutto e non lo facciamo entrare: scombina tutto ma porta una gioia che si apre all’amore, porta un sapore di infanzia alla Chiesa come un bambino che scombina orari e abitudini di una famiglia ma realizza quella gioia promessa da Gesù». Un commento sempre del Papa, breve e finale, ai fatti tragici della attualità dalla Palestina: «Lo Spirito cambi i cuori e porti la pace e la felicità in terrà Santa, provo grande dolore per Gaza».