Il 28 maggio la Santa Romana Chiesa commemora e ricorda San Guglielmo d’Aquitania conosciuto anche come San Guglielmo di Gellone, un nobile francese che durante la sua vita si distinse in maniera straordinaria per la sua rettitudine. Guglielmo, secondo alcuni documenti dell’epoca, nacque nell’anno 750 nel territorio dell’attuale Borgogna. Suo padre era un nobile molto influente dell’epoca, si tratta di Teodorico, conte di Autun un piccolo centro ubicato nell’attuale dipartimento della Saona e Loria. Il conte Teodorico e di conseguenza lo stesso Guglielmo, discendeva dall’antica e nobile famiglia dei Merovingi, mentre la madre di Guglielmo era Alda che alcuni chiamavano con il nome di Audana, figlia e quindi discendente diretta di Carlo Martello, sovrano del popolo Franco. Insomma, una delle famiglie più potenti e influenti di tutta la Francia come del resto sottolinea il fatto che Guglielmo era cugino di Carlo Magno, Imperatore non solo di tutti i Franchi ma anche tutto quello che veniva indicato come il Sacro Romano Impero.
Nonostante tutto questo prestigio e potenza su cui poteva contare, la vita di Guglielmo si svolse sempre verso un senso di rettitudine e nella grazia del Signore. La prima parte della sua vita si svolse principalmente al servizio del proprio illustre cugino accrescendo la sua fama presso le varie corti d’Europa. Nel 781 a soli 31 anni fu nominato quale principale consigliere del Re di Aquitania Ludovico Il Pio. La sua opera per la città di Aquitania fu particolarmente apprezzata, tant’è che venne insignito per due anni della carica di reggente e contemporaneamente assunse, per il servizio reso, il titolo di Conte di Tolosa. Nel nome del proprio Imperatore e soprattutto della Chiesa, portò avanti diverse battaglie, sia contro il popolo dei Mori e sia contro i Baschi. In particolare, nel 793, allorché l’emiro di Cordova decise di proclamare la guerra santa contro le popolazioni che stavano al nord dei suoi possedimenti e tra questi anche la città di Aquitania, Guglielmo fu costretto a scendere in battaglia mettendo in essere una stregua resistenza al tentativo di occupazione da parte dei Mori.
Guglielmo mostrò immediatamente le sue grandi doti di condottiero e non solo bloccò l’offensiva dei Mori, ma riuscì anche a organizzare il contrattacco insieme ad altri eserciti e partecipando in maniera attiva alla liberazione di Narbona e alla conquista della città di Barcellona. Questa prova di grande coraggio e abilità nell’organizzazione militare e nel comando, gli furono riconosciuti con l’attribuzione di una nuova nomina. Divenne, infatti, Marchese della Marca di Spagna. Tuttavia, in questi anni incontrò lungo il suo cammino un monaco tra l’altro suo amico di vecchia data, Benedetto che poi diventerà San Benedetto di Aniane, che gli fece riscoprire l’amore verso il Signore, che tanti anni di battaglie gli avevano fatto perdere. Guglielmo dedicò la parte restante della propria vita nel fare opere pie e soprattutto nel contribuire in maniera importante e decisiva alla costruzione del monastero benedettino di Gellone.
Proprio in questa struttura decise di ritirarsi nella preghiera e nella contemplazione a partire dall’806 tra l’altro rinunciando a tutti i suoi ingenti beni e abdicando a tutti i suoi titoli nobiliari e non. Naturalmente indossò l’abito di Monaco dedicando così i suoi ultimi sei anni di vita alla preghiera e a quello che era diventato a tutti gli effetti, un lungo ritiro spirituale che terminerà il 28 maggio 812 con la sua morte. Il monastero che lui stesso fece costruire in suo onore, fu denominato di San Guglielmo nel Deserto. Divenne santo soltanto nel 1066 allorché il processo di canonizzazione fu terminato da Papa Alessandro II.