Aveva firmato l’atto di martirio. Nei documenti sequestrati all’imam di Zingonia, uno della ventina di sospetti terroristi islamici arrestati nelle ultime ore, figurava anche quello che è il classico testamento di un kamikaze. Secondo le indiscrezioni raccolte, ben due di essi erano giunti in Italia nel 2010 per farsi esplodere in Vaticano. Nel mirino il papa, ma anche una possibile strage in piazza San Pietro. Secondo Stefano Dambruoso, esperto di antiterrorismo intervistato da ilsussidiario.net, gli arresti di queste ore fanno riferimento a una cellula in pratica non più operativa, per quanto pur sempre pericolosa: “Si tratta di affiliati ad Al Qaeda, la quale come sappiamo ormai non esiste più come rete terroristica internazionale, gente legata addirittura a Osama bin Laden. La loro attività terroristica fa riferimento a cinque, sei anni fa, programmazione di attentati che fortunatamente in Italia non sono riusciti a mettere in atto”. Nonostante questo, aggiunge Dambruoso, è comunque inquietante sapere che nel nostro Paese vivono tranquillamente da anni questi personaggi: “La stretta data dall’attuale governo all’attività anti terroristica sta dando frutti notevoli, permettendo di sgominare queste cellule sopravvissute che costituiscono comunque un elemento di pericolosità”.
Era stato lanciato l’allarme Isis nel nostro Paese, e adesso invece vediamo arrestati membri di Al Qaeda. Cosa significa? L’allarme è dunque doppio?
No, non è così. Dalle notizie delle ultime ore emerge trattarsi di personaggi e fatti che appartengono alla preistoria del terrorismo islamico, intendendo quello che si è sviluppato dopo le primavere arabe e conosciuto oggi come Isis.
Come possiamo dire allora di questi arresti?
Si tratta di uomini rimasti fermi al 2009 e 2010. Membri del terrorismo legati all’area pachistana e afgana quando bin Laden era ancora in vita, ecco di cosa si tratta. Uno di loro infatti sarebbe il responsabile del terribile attentato di Peshawar del 2009 dove morirono oltre cento persone. Altri addirittura passavano dei periodi nel rifugio dello stesso bin Laden.
Non ritiene che Isis e Al Qaeda siano oggi ugualmente temibili?
Non in Italia. Si tratta come detto di arresti legati a un’attività di anni fa, non ritengo azzeccata una analisi di contemporanea presenza di due ali e due gruppi del terrorismo islamico in Italia. Al Qaeda continua a esistere come struttura in Pakistan o in altre zone come lo Yemen, ma non ha più quella rete internazionale che aveva fino al 2008 circa.
E’ comunque inquietante scoprire l’esistenza di questi personaggi che vivono tranquillamente da anni nel nostro Paese, dalla Sardegna alla provincia di Brescia.
Certamente. Sono personaggi comunque pericolosi, proprio perché ancora in libertà. Bene ha fatto la magistratura di Cagliari a indagare e arrestarli.
Un episodio che segnala un’accresciuta attenzione di magistratura e forze dell’ordine nei confronti del terrorismo?
E’ importante che ci sia maggiore attenzione verso il fenomeno del terrorismo. La collaborazione fra la procura nazionale antimafia e quella antiterrorismo finalmente creata da questo governo, me lo lasci dire, anche per impulso del sottoscritto, sta portando maggiore attenzione su queste vicende. Senza ovviamente voler criticare i governi precedenti, è un dato apprezzabile.
Tornando alla notizia più inquietante relativa a questi arresti, sapere che in Italia erano arrivate due persone pronte a farsi saltare in aria magari in piazza San Pietro durante una udienza di decine di migliaia di persone, non lascia tranquilli.
Anche questa però non è una novità. Sappiamo bene che l’Italia, per il simbolo che la identifica più di tutti, ha tutte le possibilità di essere obbiettivo di attentati. Dobbiamo convivere con questo, consapevoli però che le nostre autorità non stanno con le mani in mano, come abbiamo visto con questi ultimi arresti.