In seguito alla svolta nel giallo di Fortuna Loffredo gli inquirenti hanno posto l’accento anche su un altro caso molto simile a quello del delitto della bambina di Caivano. Si tratta della morte di Antonio Giglio, anche lui ucciso nelle medesime circostanze nello stesso palazzo del Parco Verde. Solo una coincidenza? Secondo gli inquirenti non sarebbe andata così ed è per questo che nelle passate giornate le indagini sul decesso di Giglio sono per omicidio volontario, per il quale sarebbe indagata la madre Marianna Fabozzi. Anche per tale ragione si è resa inevitabile l’autopsia, sebbene sia postuma, sul corpicino del piccolo e nonostante siano passati tre anni. Il professor Paolo Picciocchi, esperto di patologia forense, si sarebbe espresso in merito, come riporta NapoliToday.it, riferendo anche i suoi dubbi: “La conservazione dei tessuti molli è da escludere visto il tempo trascorso, tuttavia bisogna andare fino in fondo, acciocché si stabilisca nei limiti del possibile la reale causa del decesso”, ha asserito. “Per questo, accanto agli esami autoptici, vanno studiati i luoghi in cui il fatto si sarebbe verificato, in questo caso la finestra dalla quale il bimbo sarebbe caduto, l’area dove sarebbe precipitato e stabilire se c’è coerenza tra il punto di impatto e la teoria della caduta accidentale”, ha infine concluso.
Non c’è pace per i casi di Fortuna Loffredo e Antonio Giglio, i due bambini uccisi a 13 mesi distanza nello stesso palazzo degli orrori di Caivano dopo presunti abusi e violenze subite dall’accusato principale, Raimondo Caputo già in carcere per violenze sulla figlia della compagna Marianna Fabbozzi, madre di Antonio. Parla al Mattino di Napoli il professor Paolo Picciocchi, esperto di patologia forense, proprio sul caso del piccolo bimbo riaperto dopo le clamorose novità su Fortuna Loffredo. «Riesumare il corpo di Antonio è un atto inevitabile per fugare perlomeno i dubbi relativi alla causa del decesso. Il cinquanta per cento delle evidenze si palesa durante il sopralluogo giudiziario immediatamente dopo l’episodio da chiarire, tuttavia visti i dubbi emersi a distanza di anni, ricorrere ad una autopsia è inevitabile». La perizia dunque sembra ormai decisa dalla Procura che, sempre secondo Picciocchi, «accanto agli esami autoptici, vanno studiati i luoghi in cui il fatto si sarebbe verificato, in questo caso la finestra dalla quale il bimbo sarebbe caduto, l’area dove sarebbe precipitato e stabilire se c’è coerenza tra il punto di impatto e la teoria della caduta accidentale. La precipitazione accidentale presuppone infatti che il corpo venga trovato a poca distanza dal muro in cui si trova la finestra dalla quale il soggetto è caduto. Se invece il punto d’impatto è più lontano di un metro la possibilità che la vittima sia stata spinta va tenuta altamente in considerazione».
In queste ultime ore gli inquirenti stanno approfondendo sempre di più le indagini sul caso dei piccoli Antonio Giglio e Fortuna Loffredo, legati con un sottile filo che riporta a Caivano, luogo in cui hanno trovato la morte. Anche se all’inizio la morte di Antonio era stata archiviata, in base alle testimonianze, come un fatto accidentale, subito dopo la tragedia che colpì “Chicca” invece tornò alla ribalta delle investigazioni. Fin dall’inizio le due morti, avvenute nello stesso luogo e stabile, erano sembrate troppo simili perché non potessero portare anche allo stesso medesimo Orco. Eppure adesso gli inquirenti ora non pensano più ad un solo assassino, ma di più pedofili che vivrebbero all’interno dello stesso stabile. Marianna Fabozzi infatti è indagata per concorso in omicidio per il caso del figlio Antonio, delitto attribuito al compagno Raimondo Caputo. Le morti dei due bambino non rimangono inosservati dall’opinione pubblica che fin dall’inizio dell’ultimo delitto in cui perse la vita Fortuna, sollevò diverse proteste. Come riporta Il Mattino, nei giorni scorsi Caputo è stato vittima di aggressioni da parte di altri detenuti. Intanto gli inquirenti si concentrano anche sulle tre sorelline del piccolo Antonio Giglio, vittime di altrettanti abusi. E non solo per ottenere qualche elemento in più sulla volontarietà dell’omicidio da parte della Fabozzi, ma anche per fare luce su altri possibili pedofili presenti a Parco Verde. Per ora le bambine si trovano in una casa famiglia, ma nei prossimi giorni verranno chiamate a ripercorrere le diverse fasi della morte del fratello, di cui hanno già parlato nelle scorse ore agli assistenti sociali. Le tre bambine verranno sottoposte infatti all’incidente probatorio, a cui interverrà anche un team di psicologi oltre che al pm preposto al caso ed un sostituto della Procura dei Minori. Per ora l’unica testimonianza rimane quella dell’amica del cuore di Chicca che riferì agli inquirenti che “quel giorno (Chicca, ndr) venne a casa per giocare con me, ma io stavo lavando per terra. Lei disse che le facevano male i piedi e che sarebbe andata a casa a cambiarsi le scarpe. Quindi se ne andò e con lei uscì anche Tito. Andarono sul terrazzo e lui cercò di violentarla, ma Chicca lo prese a calci e lui la prese in braccio e la gettò di sotto“. Al centro delle indagini anche la nonna delle baby testimoni, Angela Angelino, che subito dopo l’omicidio di Fortuna disse “troviamoci tutti con la stessa parola“, quasi ad intendere che si sarebbero dovuti mettere d’accordo per dare la stessa versione, altrimenti discordante.