Qual è il senso di una giornata qualunque? Già, me lo sono chiesto tante volte di questi tempi e riguardando indietro, anche solo di poche ore, vien da dire: ma che stupido. Nini Modugno, le cui canzoni m’hanno accompagnato in questa estate, avrebbe risposto con: Meraviglioso! Ma non ci rende conto, forse, finché la vita non arriva a toglierti qualcosa. A Tindari, nel golfo che guarda le isole Eolie, una notte è arrivata una doppia scossa di terremoto di magnitudo 4.3. E mentre ci si precipitava in giardino ti assaliva un senso di fragilità, su un punto dove comunque non ce la potresti far da solo. Ieri l’altro la medesima scossa ha toccato la costa del Tirreno che bagna la Calabria ed ho pensato a Francesco che all’inizio dell’estate mi ha fatto assaggiare la sua frittata di patate nella Degusteria. Meravigliosa! Sono stato sulla costiera Amalfitana, insieme all’amico Nino Apreda, perché ci vogliono gli occhi di qualcuno per cogliere l’essenza di un luogo. E lui me l’ha fatta cogliere, ancor più dai tavoli del ristorante Maxin di Capo La Gala. Meraviglioso. A Capri, intorno alla piazzetta, due giganti come Gianfranco Vissani e Gennaro Esposito hanno aperto il loro secondo locale. Ti siedi di fronte al mare e assaggi i loro piatti. Meraviglioso. Poi, partendo in direzione Riccione, ho visto con mia moglie il più bell’arcobaleno della mia vita, che dopo pochi istanti s’e fatto doppio. Meraviglioso: incorniciava perfettamente l’Aquila, con le sue ferite, le sue gru. E ancora m’è tornato quel sentimento di gratitudine e di provvisorietà. A Riccione, nell’hotel Lungomare abbiamo inaugurato una terrazza che guarda il mare, da Rimini a Gabicce. E si mangia alla carta, come in un ristorante qualunque, indipendentemente dai clienti dell’albergo. La cucina è super. E a Cinzia e Vincenzo che l’hanno concepito ho detto: Meraviglioso.
Per la prima volta ho visitato Siena da turista. Meravigliosa. E anche gli Uffizi a Firenze, che sono una delle cose più belle del nostro Paese.
Meraviglioso è stato trovarmi al castello di Velona a Montalcino, o meglio a Castelnuovo dell’Abate, poco dopo l’Abbazia di Sant’Antimo (la foto è quella del tramonto dalle finestre del castello, che danno sui vigneti di sangiovese e sui monti). Anche qui una cucina splendida al ristorante l’Abbazia, e un resort tra i più belli al mondo. E che pace quel silenzio che ti entra dentro l’anima. Io so che l’amico Casto, che ha progettato questo luogo con un sentimento non comune, si sentirà commosso come mi sono sentito io, a leggere le parole delle monache trappiste di Azeir, che tre anni fa avevamo aiutato, con tutti i Club di Papillon d’Italia mobilitati, perché in quel luogo al confine con la Siria portassero la pace. E oggi scrivono: “Vedi i contadini bagnare la loro campagna, i genitori comprare i quaderni per le scuole che stanno per iniziare, i bambini chiedere ignari un giocattolo o un gelato… Vedi i poveri, tanti, che cercano di raggranellare qualche soldo, le strade piene dei rifugiati “interni” alla Siria, arrivati da tutte le parti nell’unica zona rimasta ancora relativamente vivibile… Guardi la bellezza di queste colline, il sorriso della gente, lo sguardo buono di un ragazzo che sta per partire per militare, e ci regala le due o tre noccioline americane che ha in tasca, solo per «sentirsi insieme»… E pensi che domani hanno deciso di bombardarci… Così. Perché «è ora di fare qualcosa», così si legge nelle dichiarazioni degli uomini importanti, che domani berranno il loro thé guardando alla televisione l’efficacia del loro intervento umanitario… Domani ci faranno respirare i gas tossici dei depositi colpiti, per punirci dei gas che già abbiamo respirato?”. Mi s’è stretto il cuore, mentre pensavo a quelle monache che ho conosciuto perché Giorgio che le fece visita, mi disse che leggevano ogni giorno la mia agenda (Adesso, 365 giorni da vivere con gusto) che era entrata in quel luogo di bellezza, costruito con fatica, giorno dopo giorno. E d’un tratto ho visto Tindari, la Costiera, il Lungomare di Riccione, gli Uffizi e il castello di Velona e mi sono chiesto: ma anche questa bellezza può finire perché gli uomini non sapranno più parlarsi? Affranto e preoccupato, come lo è qualunque padre di famiglia, ho detto ai miei amici che sabato sarò con Papa, o meglio col suo gesto di digiuno e di preghiera. E mi spiace per quel ristoratore che ha twittato scrivendo: “Ma non si potrebbe cambiare giorno, visto che di sabato i ristoranti lavorano? M’ha spiazzato e su due piedi non saprei che dirgli, se non: Meraviglioso!