Oggi, 4 settembre, si celebra Santa Rosalia. Rosalia Sinibaldi nacque a Palermo nel 1128 circa in una famiglia nobile. La leggenda vuole che mentre re Ruggero contemplava il tramonto palermitano insieme a sua moglie Elvira apparve loro una figura che annunciò che presto, nella famiglia Sinibaldi, congiunti del re, sarebbe nata una bambina, destinata a diventare una “rosa senza spine”. Nel giro di poco tempo, difatti, venne al mondo la bimba preannunciata alla quale venne dato nome Rosalia. Pare che, per linea paterna, Rosalia discendesse da Carlo Magno, ma non vi sono prove certe. Rosalia visse nel momento storico siciliano caratterizzato dal rinnovamento cattolico che i Normanni ristabilirono in Sicilia a seguito della scacciata dall’isola degli Arabi. La vocazione di Rosalia fu favorita da questo clima di rinnovato fervore religioso e la giovane, abbandonata la vita di corte, si ritirò sul Monte Pellegrino, in una grotta, dove morì probabilmente il 4 settembre tra il 1160 e il 1165. La sua scelta di abbracciare la fede avvenne quando re Ruggero la promise in sposa al conte Baldovino per avergli salvato la vita dall’attacco di un feroce e affamato animale selvatico. Rosalia, per declinare l’offerta in maniera inconfutabile, si presentò a corte coi capelli tagliati, segno chiaro della scelta di seguire un cammino all’insegna della fede. La tradizione cattolica racconta che Rosalia salvò Palermo dalla peste, diventando patrona indiscussa della città. Nel 1666 divenne patrona della città con culto ufficiale esteso a tutta la Sicilia. Si raccontano innumerevoli miracoli attribuiti alla Santa, tra cui il primo è quello di essere apparsa in sogno a un cacciatore e di averlo guidato verso le sue reliquie; una volta prese le reliquie della Santa, il cacciatore le portò in processione per Palermo e al suo passaggio i malati di peste guarivano. Questo fatto fa parte della cultura palermitana e da allora ogni anno la processione si ripete. La processione, attualmente, parte la sera del 14 luglio dal Palazzo Reale e segue in discesa l’antico Cassaro fino ad arrivare al mare, sostando dapprima davanti alla Cattedrale e poi all’incrocio dei Quattro Canti: qui il sindaco della città sale sul carro, posa un mazzo di fiori davanti alla statua della Santa e grida a gran voce “Viva Palermo e Santa Rosalia”; arrivata al Foro Italico, la processione finisce e hanno inizio i tradizionali fuochi d’artificio sul mare, che proseguono per tutta la notte. La processione è seguita anche da un corteo di personaggi in costumi seicenteschi e attrae svariati turisti curiosi.Un’altra leggenda racconta che, poco dopo la sua morte, Santa Rosalia apparve a un povero saponaro, tale Vincenzo Bonelli, che stava per suicidarsi perché disperato a causa della morte della moglie: la Santa lo dissuase e lo condusse nella grotta che conteneva le sue reliquie, già in parte trovate dal cacciatore, e gli disse che le ossa erano veramente le sue e che nessuno avrebbe dovuto dubitare. Anche in questo caso le reliquie guarirono i malati, incrementando la fiducia nel potere taumaturgico della Santa. Per anni il culto di santa Rosalia scemò, al punto di non venire più invocata nelle litanie dei santi, finché nel 1624 una donna morente, Girolama Gatto, ebbe l’apparizione di una giovane donna di bianco vestita la quale le promise la guarigione a patto che salisse, una volta guarita, sul Monte Pellegrino per ringraziarla. In compagnia di due amiche, la donna ancora febbricitante salì sul Monte Pellegrino e appena bevve l’acqua che sgorga nella grotta si riprese e si assopì; la Santa le riapparve in sogno indicandole il punto preciso in cui trovare le sue spoglie mortali.
Difatti, dopo diverse ricerche ordinate dal Cardinale, furono ritrovate le sue ossa e anche un’iscrizione latina che, tradotta, dice: “Io Rosalia, figlia di Sinibaldo, signore della Quisquina e (del Monte) delle Rose, per amore del Signore mio Gesù Cristo, stabilii di abitare in questa grotta”. Santa Rosalia fu ufficialmente inserita nel martirologio romano nel 1630 da Papa Urbano VIII. Attualmente le sue reliquie sono conservate in un’imponente urna d’argento all’interno del Duomo di Palermo. A Palermo, la “Santuzza”, come viene affettuosamente chiamata Santa Rosalia, è venerata e adorata e in città vi sono numerosissime edicole votive a lei dedicate; inoltre, è frequente sentire alcuni anziani palermitani salutarsi dicendo “Viva Palermo e Santa Rosalia”. Santa Rosalia è celebrata anche in altre città, tra cui Pegli, vicino Genova, dove le reliquie della santa furono portate da Palermo nel 1656 per contrastare la peste e dove avvenne il miracolo della guarigione.