Il 28 febbraio di ogni anno, nel calendario della Chiesa Romana viene commemorato e ricordato San Romano di Condat, patrono dei malati di mente e di quanti stanno per annegare. Un uomo religioso dalle grandi virtù che evidentemente ha lasciato un segno indelebile nel corso della storia della Chiesa cattolica. Le notizie sulla sua vita sono piuttosto frammentarie e legate soprattutto ai racconti che nel corso dei secoli si sono tramandati di generazione in generazione. La data di nascita d Romano dovrebbe risalire intorno al 390 dopo Cristo presso Izernore, un piccolissimo centro abitato ancora oggi esistente nella regione Rodano-Alpi, nel dipartimento di Ain in Francia. All’epoca, Izernore era sotto il controllo dei Sequani, un popolo considerato barbaro e che certamente non professava la religione cristiana.
I genitori di Romano decisero di mandarlo a studiare nel Monastero d’Ainay nella città di Lione, dove fu preso sotto l’ala protettrice dell’abate Sabino che lo indirizzò con i propri insegnamenti verso una vita consacrata al Signore. Secondo alcuni documenti dell’epoca che riportano alcune parti della vita di San Romano di Condat, intorno ai 35 anni si fece pressante in lui la necessità e la voglia di accedere a una vita maggiormente votata alla preghiera e alla solitudine. Decise di diventare un eremita, convinto che questo potesse consentirgli di praticare l’ascetismo in maniera migliore e più consona rispetto ai propri ideali. Quindi si trasferì in una zona piuttosto impervia, nelle foreste del Massiccio del Giura, un lembo di terra che oggi si trova al nord delle Alpi, diviso in zone che fanno parte dell’odierna Francia, Svizzera e Germania. Nello specifico, decise di vivere in un luogo che ben si prestava allo scopo e che veniva chiamato Condat.
Qui, Romano incominciò a vivere in totale solitudine nutrendosi del cibo che lui stesso riusciva a ottenere dal raccolto. Infatti, aveva imparato a coltivare il terreno proprio come faceva con la propria anima. Dopo qualche anno si trasferì a Conda anche suo fratello minore Lupicino, che dopo la morte della moglie, decise di consacrare la propria vita alla contemplazione del Signore e di farlo vivendo da eremita insieme a Romano.
Tuttavia la vita che avevano scelto non era facile, soprattutto per le avversità che il luogo presentava: un clima costantemente rigido che metteva continuamente in grossa difficoltà i due e che li portò a decidere di abbandonare Condat. Secondo quanto si racconta, lungo la strada per il ritorno, si imbatterono in un castello dove chiesero ospitalità. Come un segno celeste, la donna proprietaria del castello li convinse a rivedere la propria scelta non lasciando che Satana potesse avere la meglio sulla loro fede. In effetti, le parole della donna smossero l’animo di Romano e Lupicino che non solo ritornarono a Condat, ma vi costruirono un monastero dove accolsero i tanti che, nel corso degli anni seguenti, decisero di intraprendere lo stesso percorso di Romano. Il monastero venne terminato ne 445, mentre il fratello Lupicino ne costruì un altro presso Lauconne. Le regole presenti nei due monasteri erano piuttosto severe e prevedevano, ad esempio, di non mangiare carne.
L’opera di Romano arrivò presto all’orecchio del Vescovo d’Arles che lo volle ordinare sacerdote. Tuttavia questo non cambiò il modo di comportarsi di Romano che restò molto umile continuando nella sua opera come se nulla fosse accaduto. Si racconta che durante un suo viaggio, chiese e ottenne ospitalità da due lebbrosi nonostante questi si rifiutassero di accoglierlo per paura di contagiarlo. Romano per nulla spaventato da ciò, non solo dormì nella loro casa ma lo fece mettendosi nello stesso letto. La mattina seguente i lebbrosi si ritrovarono miracolosamente guariti. Romano si spense nel 460 e come detto viene commemorato il 28 febbraio. Le reliquie di San Romano di Condat sono oggi conservate nella Chiesa di Saint Romain de Roche nei pressi di Condat.