Soffocata con dei guanti di lattice, un’anziana è stata uccisa circa quindici giorni fa in una casa di riposo di Como. In queste due settimane le indagini sono rimaste avvolte nel mistero fino alla svolta arrivata nella giornata di lunedì, in cui due donne sono state ufficialmente indagare per omicidio, non in concorso tra loro. Dunque una delle loro è la responsabile, si tratta di una 94enne compagna di stanza della donna uccisa nella casa di riposo, e di una 78enne a sua volta residente nella struttura, ma in separata sede in un mini-appartamento occupato insieme al marito. E secondo le prime indiscrezioni trapelate, sarebbe proprio la posizione della 78enne quella che gli inquirenti pongono al vaglio con maggiore attenzione. Le indagini sulla compagna di stanza sarebbero quasi pro-forma, considerando poi che proprio sulla donna quasi centenaria l’altra indagata ha provato a far cadere la responsabilità del delitto. Il che le è costata anche una denuncia per calunnia.
IL TENTATIVO DI DEPISTAGGIO
La donna uccisa è Dolores De Bernardi, 91 anni, morta il 24 settembre scorso nella casa di riposo comasca “Divina Provvidenza”, dove risiedeva ormai da 7 anni, dal 2010. Un’operatrice sanitaria si è accorta della morta della donna, accorgendosi immediatamente che non si trattava di morte naturale, senza riuscire però ad avere delucidazioni dalla compagna di stanza 94enne della vittima. Il sostituto procuratore Simona De Salvo ha avviato immediatamente le indagini in concertazione con la squadra mobile, e dopo due settimane di indagini si è arrivati ad incriminare la 94enne e la 78enne, entrambe per omicido volontario, ma per la 78enne pesa il tentativo di depistaggio. L’indagata ha infatti posto dei guanti di lattice, identici a quelli usati per strangolare la vittima, sotto il cuscino, nella borsa e sotto la poltrona abitualmente usata dalla compagna di stanza della vittima. Guanti che sono stati ritrovati dagli investigatori e sui quali si attende l’esame di DNA per sapere se possono rivelare particolari decisivi sull’assassino.
DECISIVO L’ESAME DEL DNA
La vita in una casa di riposo è spesso esasperante per la convivenza tra gli ospiti, e proprio questo potrebbe essere il movente per una delle due donne indagate per aver compiuto l’omicidio. La 91enne uccisa infatti da tempo non era più autosufficiente ed urlava e si lamentava molto, rendendo difficile il soggiorno sia alla compagna di stanza, sia alle persone che occupavano le stanze limitrofe. Ad ogni modo le analisi sui guanti potranno essere decisive per comprendere la dinamica dei fatti. Il tentativo di nascondere le prove del delitto nelle zone della casa di riposo più frequentate dalla 94enne sono parte quasi un’ammissione di colpevolezza da parte dell’altra indagata, ma un tentativo di depistaggio non è di per sé certo la prova di un delitto. Di sicuro un mistero che per quindici giorni era rimasto avvolto nella nebbia lombarda sembra ora avviato verso la risoluzione.