Dopo il rinvio della Corte d’Appello di Firenze al processo per la strage del rapido 904, è intervenuto il ministero della Giustizia con una precisazione riguardante la recente riforma. Non avrebbe causato nessun «imprevedibile rallentamento», inoltre «la necessità di rinnovare il dibattimento in caso di appello del pm contro una sentenza fondata su prove testimoniali discende da una consolidata giurisprudenza della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, ampiamente recepita dalla Corte di Cassazione già prima della modifica legislativa dello scorso luglio, che ha semplicemente adeguato la formulazione della norma». L’avvocato Danilo Ammannato, legale di parte civile, ha spiegato che tra i familiari delle vittime della strage «c’è grande sconforto». E ha invitato la presidente della Corte d’Appello a fissare in tempi rapidi la nuova udienza. «A più di trent’anni di distanza dalla strage siamo ancora senza una verità accertata da un tribunale», ha aggiunto Ammannato. (agg. di Silvana Palazzo)
IL PRESIDENTE DELLA CORTE VA IN PENSIONE
Il processo d’appello per la strage del rapido 904 dovrà ricominciare da capo: nell’udienza di oggi, lunedì 4 settembre 2017, è stato stabilito il rinvio a data da destinarsi per permettere lo svolgimento della nuova istruttoria. Il presidente della corte andrà in pensione ad ottobre, quindi l’attuale collegio non avrebbe potuto portare avanti la causa che vede Totò Riina come unico imputato. Di conseguenza tutti i testimoni ascoltati in primo grado andranno risentiti, ma ci saranno anche nuove testimonianze, quelle di sei boss. La strage, avvenuta il 23 dicembre 1984, causata dell’esplosione sul trenoNapoli-Milano avvenuta in una galleria sugli Appennini tra Firenze e Bologna, provocò la morte di 16 persone e 260 feriti. Totò Riina era stato assolto in primo grado in questo processo, ma la pm Angela Pietroiusti aveva deciso di ricorrere in appello contro la sentenza. Riina si era predisposto a seguire l’udienza in barella, in videoconferenza dal carcere di Parma dove è detenuto. Al suo fianco, in collegamento dal penitenziario, il legale Luca Cianferoni.
LE RAGIONI DEL RINVIO
La Corte ha spiegato che il rinvio a data da destinarsi è stato disposto in virtù delle recenti modifiche apportate all’articolo 604 del codice di procedura penale, che impongono al giudice, in caso di appello del pubblico ministero contro una sentenza di proscioglimento, di disporre la riapertura completa dell’istruttoria. Per la strage del Rapido 904 comunque a suo tempo ci furono condanne, come quella di Pippo Calò, uno dei fedelissimi di Totò Riina.Con lui l’esponente della camorra napoletana Giuseppe Misso e due suoi fedelissimi, Alfonso Galeota e Giulio Pirozzi. Con varie sentenze passate venne accertata la «matrice mafiosa». Varie manifestazioni, tra cui quella di Giovanni Brusca, indicavano in Totò Riina il mandante della strage, organizzata in risposta al maxi processo alla mafia e appaltata alla camorra per l’esecuzione materiale. Ci sono però ancora molti dubbi sull’esecuzione e i depistaggi nei quali furono coinvolti anche P2 e personaggi dell’estrema destra.