La sentenza della Corte europea dei diritti umani di Strasburgo stabilisce sul caso della confisca di Punta Perotti che è stato violato il diritto alla proprietà privata. Il verdetto chiarisce, con una decisione non appellabile, che le autorità italiane non avrebbero dovuto procedere con la confisca dei numerosi terreni per costruzione abusiva senza una previa condanna dei responsabili. Quindi, per i giudici le autorità italiane hanno violato il diritto al rispetto della proprietà privata. Ora la Corte di Strasburgo dovrà valutare l’entità degli indennizzi. Se il governatore pugliese Michele Emiliano condivide la sentenza, lo stesso non si può dire per il ministro dell’Interno Matteo Salvini. «La Corte di Strasburgo condanna l’Italia e difende gli eco-mostri e la cementificazione selvaggia? Ennesima prova del fatto che certe istituzioni dovrebbero essere chiuse», così il titolare del Viminale, come riportato dal Messaggero. (agg. di Silvana Palazzo)
EMILIANO, “UNA SENTENZA GIUSTA”
Secondo il Presidente della Regione Puglia Michele Emiliano la sentenza giunta oggi su Punta Perotti (e non solo) è corretta e formalmente giusta: insomma, la confisca dei terreni “sproporzionata” rispetto agli elementi all’epoca dei fatti in mano ai costruttori ha di fatto «violato i diritti umani» di chi era proprietario di quei terreni. «La sentenza della Corte europea sulla confisca dei terreni è corretta. È una questione tutta giuridica che riguarda – ha aggiunto il Governatore pugliese – i terreni della lottizzazione abusiva. L’avevo sempre detto che i terreni andavano restituiti». Secondo Emiliano, a differenza della confisca, l’intera demolizione degli edifici «era ed è legittima, come da sentenza del 2012. L’abbattimento era obbligatorio e chiunque non avesse demolito sarebbe stato condannato. Quello che non si può fare invece». In conclusione Emiliano, che quand’era sindaco di Bari dispose l’abbattimento dell’ecomostro, «è espropriare qualcuno del diritto di proprietà senza una condanna». (agg. di Niccolò Magnani)
“RISARCIMENTO PER ESPROPRIO SPROPORZIONATO”
Non c’è pace per l’oramai ex complesso immobiliare di Punta Perotti a Bari che ha portato nuovamente l’Italia a venire condannata dalla Corte Europea di Strasburgo per una confisca che è stata definita “sproporzionata” nei confronti delle quattro società che ne erano proprietarie: la sentenza, come si apprende, è inappellabile e quindi adesso rimane solo da capire quale sarà l’entità del risarcimento che il Tribunale europeo stabilirà nei confronti di Falgest srl, Rita Sarda srl, Giem srl e Hotel Promotion Bureau srl, oltre che di una persona (Filippo Gironda). Insomma, la Corte ha seguito l’orientamento della medesima decisione arrivata oramai sei anni or sono, nel 2012, e che parla di una violazione del diritto alla proprietà privata da parte dello Stato italiano dato che, si legge nella sentenza, le suddetto società non sono mai state condannate “in alcun processo sul reato di abusivismo”, mentre nel caso di Gironda non sarebbe stato rispettato il suo diritto alla “presunzione di innocenza” nei processi in cui era imputato, anche se nel suo caso va detto che è intervenuta la prescrizione. Insomma per i togati di Strasburgo la confisca non sarebbe stata perseguita con lo scopo di tutelare l’ambiente come da intenzione dello stesso Stato. (Agg. di R. G. Flore)
BARI, LA SENTENZA DEL 2012
Punta Perotti, terreni sequestrati: la Corte europea di Strasburgo condanna ancora l’Italia. Non è la prima volta che la vicenda del barese è al centro di sentenze europee. Come riportato dai colleghi del Corriere della Sera, il caso era approdato in Europa già diverso tempo fa: il 10 maggio del 2012 la Corte europea dei diritti dell’uomo condannò lo Stato al risarcimento di 49 milioni di euro alle imprese che realizzarono il complesso edilizio sul lungomare. Parliamo delle società Sud Fondi, Mabar e Iema, che presentarono ricorso dopo il sequestro dell’immobile, praticato nonostante l’assenza di condanna. Nel corso del processo penale i costruttori furono assolti, poiché in possesso delle autorizzazioni necessarie rilasciate dal Comune di Bari. 49 milioni di euro di risarcimento, dunque, che sono comunque decisamente inferiori rispetto alle richieste delle società: 570 milioni di euro. (Aggiornamento di Massimo Balsamo)
PUNTA PEROTTI, CORTE EUROPEA CONDANNA ANCORA L’ITALIA
L’Italia è stata nuovamente condannata per la confisca di una serie di terreni avvenuta negli scorsi anni. Secondo la Corte europea dei diritti umani di Strasburgo, le autorità del nostro paese non avrebbero dovuto procedere alla confisca di numerosi terreni, dove si era costruito in maniera abusiva, se non dopo aver condannato i responsabili. I terreni incriminati sono quelli di Punta Perotti (Bari), Golfo Aranci (Olbia), Testa di Cane e Fiumarella di Pellaro (Reggio Calabria). La notizia è riferita dall’edizione online del quotidiano La Repubblica, e la sentenza non è appellabile. Per i giudici della Corte, l’Italia ha violato il rispetto della proprietà privata e di conseguenza dovrà risarcire le vittime.
IL COMMENTO DELL’INGEGNER MATARRESE
L’ingegner Michele Matarrese, ai vertici dell’azienda che ha realizzato i noti palazzi di Punta Perotti, poi demoliti nel 2006, ha commentato così la sentenza: «Si tratta di una sentenza uguale a quella del 2012 con cui già la Corte europea dei diritti dell’uomo aveva condannato lo Stato italiano a risarcire con 49 milioni di euro la società che aveva realizzato il complesso edilizio sul lungomare di Bari». Matarrese ha aggiunto: «Evidentemente qualche altro proprietario avrà presentato ricorso, così è arrivata la sentenza bis, ma non mi meraviglio perché quello era stato già l’orientamento della Corte sei anni fa». Durante la sentenza del 2012, la richiesta dei Matarrese era di 270 milioni di euro, ma alla fine vennero versate nelle casse dei costruttori da parte dello stato, “solo” una cinquantina di milioni. Ora arriveranno altri risarcimenti sia per la famiglia Matarrese quanto per i precedenti proprietari degli appartamenti.