Sofia Zago, la bambina morta per malaria cerebrale a Brescia, potrebbe aver contratto il virus che l’ha uccisa durante il precedente ricovero nel reparto pediatrico dell’ospedale di Trento. A confermare come questa ipotesi sia attualmente quella privilegiata, con la Procura di Trento che nel frattempo aprirà un’inchiesta per omicidio colposo, è stata la ministra della Salute, Beatrice Lorenzin. Come riportato da Il Corriere della Sera, la Lorenzin ha dichiarato:”Dalle prime indicazioni che abbiamo avuto pare che la bambina potrebbe aver contratto la malaria in ospedale, a Trento, il motivo per il quale sarebbe un caso molto grave. Abbiamo mandato immediatamente degli esperti sia per quanto riguarda la malattia sia per la trasmissione da parte delle zanzare”. Sono ore di apprensione, tant’è che l’Azienda sanitaria ha deciso di disinfestare il reparto di pediatria di Trento dove è stata ricoverata la piccola Sofia nonostante “non si ravvisano – spiega l’Apss – rischi per coloro che hanno frequentato il reparto nei giorni scorsi”. (agg. di Dario D’Angelo)
IPOTESI “ZANZARA IN VALIGIA”
Non si è ancora risolto il giallo rispetto alla morte di Sofia Zago, la bambina di 4 anni morta per malaria. A ricostruire le tappe della sua triste vicenda è stato Il Corriere della Sera: la piccola, originaria di Piedicastello, era stata in vacanza con il papà e la mamma a Bibione nella prima settimana di agosto; il 13 si era reso necessario il ricovero a Portogruaro per una forma diabetica, dopodiché fino al 16 era stata presa in carico dal reparto di pediatria dell’ospedale di Trento. La svolta negativa avviene il 30 agosto, quando la bambina viene ricoverata con febbre alta e successivamente trasferita agli Spedali civili di Brescia, dove si spegnerà alle 12:15 di lunedì 4 settembre. Il periodo che va dalla vacanza a Bibione fino al primo ricovero in pediatria sembra poter coincidere con il periodo necessario per l’incubazione. Resta però da capire come e dove, la piccola Sofia, abbia contratto la malaria cerebrale. Una delle ipotesi è quella che porta alla «zanzara (anofele) in valigia»: a portarla, trasportandola in un abito o in una valigia, sarebbe stato qualcuno reduce da un viaggio nei Paesi con malaria. Può darsi dunque che qualcuno abbia portato il plasmodio e sia stato punto da una anofele “italiana” che a sua volta ha punto la bambina. (agg. di Dario D’Angelo)
PRIMO CASO IN 30 ANNI
La morte di malaria della piccola Sofia Zago, 4 anni, ha lasciato sconcertati anche i medici. Dal momento che la bambina non è stata in zone tropicali o sub tropicali dove la trasmissione è più facile per via della presenza della zanzara Anopheles, resta il mistero su come la vittima abbia contratto il virus. Anche Claudio Paternoster, primario di malattie infettive all’ospedale Santa Chiara di Trento, in una conversazione con Il Corriere della Sera ha ammesso:”È la prima volta in trent’anni di carriera che assisto ad un caso di malaria autoctona in Trentino. Con i servizi di veterinaria e igiene pubblica cercheremo di comprendere le ragioni del caso, andrà fatta un’ indagine. Per la nostra conoscenza non esistono in Trentino e in Italia vettori idonei alla trasmissione della malaria”.
MISTERO SUL CONTAGIO
Si chiamava Sofia Zago, la bambina di 4 anni morta a Brescia dopo aver contratto la malaria. Una morte assurda, difficile da spiegare anche per i medici, incapaci di risalire con certezza alle cause che hanno determinato il contagio della bambina. Come riportato da Il Corriere della Sera, la piccola Sofia era reduce da una vacanza spensierata con i suoi genitori: erano stati al mare, a Bibione, e anche quando i primi sintomi del malessere avevano fatto capolino, il trasporto di sabato pomeriggio al pronto soccorso pediatrico di Trento per una febbre molto alta era stato vissuto senza particolare preoccupazione. Tutto, però, è precipitato nel giro di poche ore: quando le è stata diagnosticata la malaria, la bambina, che in un primo momento era stata ricoverata a pediatria e poi spostata nel reparto di terapia intensiva -è stata trasferita d’urgenza a Brescia. Sembrava la destinazione migliore per curare un caso simile, vista la presenza di un reparto di terapia intensiva pediatrica e di un altro dedicato alle malattie tropicali. Sofia, però, non ce l’ha fatta: è deceduta tra domenica e lunedì. E adesso il mistero è fitto, e fa paura: Sofia dove e come ha contratto la malaria?
I MEDICI SENZA SPIEGAZIONE
Un interrogativo che i medici si pongono a ripetizione, decisi a fare luce sulla morte di Sofia Zago, la bambina deceduta a Brescia dopo aver contratto la malaria. La piccola di 4 anni, come riferisce Il Corriere della Sera, è stata colpita da malaria cerebrale, la forma più aggresvva della patologia, che può portare al decesso entro 24 ore. Un morbo che viene trasmesso dal Plamodium Falciparum, la specie più pericolosa di un protozoo parassita trasmesso dalla zanzara Anopheles. Il giallo, però, è reso inestricabile dal fatto che per contrarlo si presuppone la frequentazione di luoghi abitati da questo nsetto. Cosa che non è accaduta. Quali sono allora le spiegazioni? C’è un’ipotesi che nelle ultime ore sta prendendo piede, ma è ancora tutta da dimostrare: ha a che vedere con un ricovero precedente di Sofia nel reparto di pediatria del Santa Chiara. In quel periodo, poco dopo Ferragosto, in quel reparto erano presenti due bambini che avevano contratto la malaria in Africa, ma che poi erano regolarmente guariti. Indagini sono attualmente in corso per appurare questo scenario, ma c’è da sottolineare come molto raramente il contagio della malaria avvenga tra persona e persona: l’agente responsabile è la puntura d’insetto. La specie che ha ucciso Sofia potrebbe essere ancora in giro.