“Ultracattolici”, “guardiani della tradizione”, “le famiglie all’antica”. Se questi sono gli aggettivi con cui i giornali presentano le Sentinelle in piedi, è naturale che risultino antipatiche. Garantisco per conoscenza diretta di molti che si tratta di persone assolutamente normali, ragazzi e ragazze, padri e madri, con poco tempo da perdere, tra lavoro e famiglia, che pure decidono di passarsi qualche pezzo di weekend a presidiare le piazze, in silenzio, leggendo e/o pregando, per dire sì alla loro idea di famiglia, per dire no alle presunte leggi liberali che la fanno a pezzettini, smembrando la nostra consistenza di uomini, la nostra tensione verso l’apertura alla vita, cioè al futuro.
No ai matrimoni omosessuali, ci sono già leggi che tutelano la persona. No alle adozioni tra persone dello stesso sesso: oltre ai diritti degli adulti, tocca pensare a quelli di chi non può ancora parlare, i bambini. Ancor più se devono ancora nascere e il loro diritto alla vita viene negato in nome di una certa idea di vita, che lascia fuori chiunque non si adegui al nostro interesse, ai parametri dell’efficienza e della produttività. No alla libertà che maschera l’egoismo, all’automatica traduzione di ogni desiderio in diritto. Si può discutere, ma sono idee, non provocazioni.
C’è chi pensa che portare in piazza le idee non significhi armarsi di spranghe e passamontagna. Sono ingenue queste Sentinelle, queste scolte armate di coraggio a scrutare l’assedio delle nostre città per difendere quel che più è caro. A Parigi, erano centinaia di migliaia. Da anni vilipese, picchiate, perfino trascinate in carcere. Anno dopo anno, più numerose. Qui in Italia, che va a rimorchio con più timidezza, qui in Italia che essere cristiani è ancora vissuto con un complesso di inferiorità e paura, qui sono ancora gruppi sparuti, ma sempre meno sparuti.
Il loro presidio pacato e coscienzioso a Bologna è diventato un sit-in “antigay”, li hanno bollati come “ultracattolici”, loro che ultras non sono, e anche se si difendono gli ultras di tutte le curve, loro no, vanno fermati. Nell’unico modo che certa sinistra conosce, da 50 anni. Le botte.
Anche più facile se alle manifestazioni pacifiche si aggiungono frange estremiste di destra, per sfruttarne il ritorno d’immagine. Così si può fare di tutta un’erba un fascio e picchiare più forte, con più giustificazioni. A parte che picchiare uno dei centri sociali è reato, uno di Forza Nuova non tanto, in questo paese, e non ci sembra affatto giusto. Le sentinelle, non c’entrano nulla. La cronaca di questa giornata, con 100 piazze in Italia segnate da presidi improvvisati di cittadini (non vale per tutti, il termine?) ha svelato da Bergamo il suo eroe: un giovane si è abbigliato da nazi, con tanto di Mein Kampf in mano, e si è posizionato tra chi leggeva e pregava con la scritta “I nazisti dell’Illinois stanno con le Sentinelle”.
Ricordiamo bene i Blues Brothers, la citazione è doc, e mal usata. Là i nazi stavano contro chi era in “missione per conto di Dio”, come la storia insegna, com’è sempre stato. Quell’uomo è un cretino. Davanti a cui dovrebbero insorgere ribollendo di rabbia tutti gli ideologi e gli adepti della sinistra à la crème moralmente superiore e paladina di libertà, pace, antirazzismo eccetera. Invece no.
Sollecitati da qualche improvvido che l’ha denunciato per apologia del nazismo, questo pagliaccio in divisa è diventato un mito per la rete, la sua immagine la copertina di mille social, un campione della satira, da sempre vigile contro le derive reazionarie e oltranziste cattoliche. In questo paese la satira sta sempre dalla parte del potere, non delle minoranze, curioso. A ciascuno le sue sentinelle. Magari la prossima volta scegliamo tutti da che parte stare.