Il futuro immediato dell’Europa sarà travolto dall’invasione dell’Islam, peggio del nazismo e del comunismo negli effetti: a lanciare questa visione non è però un Salvini o un populista anti-islamico qualunque, bensì il santo polacco e grande Papa Giovanni Paolo II, al secolo Karol Wojtyla. Lo ha rivelato in un recente convegno un amico e stretto collaboratore del Pontefice polacco, Monsignor Mauro Longhi (presbitero della Prelatura dell’Opus Dei), entrando nello specifico della particolare “profezia” che nel lontano 1993 il Santo Padre gli confidò e che finora non aveva mai rivelato. Grazie alla lunga testimonianza rilasciata alla Nuova Bussola Quotidiana, il Monsignore (ordinato sacerdote due anni più tardi, nel 1995) ha voluto raccontare come secondo Wojtyla l’invasione islamica dell’Europa sarebbe stata non solo vicina ma anche certa. «Vedo la Chiesa del terzo millennio afflitta da una piaga mortale, si chiama islamismo. Invaderanno l’Europa. Ho visto le orde provenire dall’Occidente all’Oriente: dal Marocco alla Libia, dall’Egitto fino ai paesi orientali»: una visione choc, una profezia che rischia di mettere in primissima linea anche nelle settimane a venire il rischio forte di un nuovo scontro religioso-culturale tra cattolici e islamici. Longhi ha rivelato l’episodio nell’eremo “Santi Pietro e Paolo” di Bienno, in Val Camonica, in una conferenza organizzata in ricordo di Giovanni Paolo II lo scorso 22 ottobre: le visioni mistiche sono state spesso studio nella Chiesa nei suoi tanti anni di Papato e soprattutto negli anni in cui il processo di canonizzazione procedeva a passi spediti verso la santità di questo meraviglioso testimone di Cristo in Terra. Longhi rivela le esatte parole confidatigli da Andrzej Deskur, cardinale polacco che di Giovanni Paolo II è stato compagno di seminario, quello clandestino di Cracovia. «“Lui ha il dono della visione”, mi confidò Andrzej Deskur. Al che gli chiesi cosa significasse. “Lui parla con Dio incarnato, Gesù, vede il suo volto e vede anche il volto di sua madre”. Da quando? “Dalla sua prima Messa, il 2 novembre 1946, durante l’elevazione dell’ostia. Era nella cripta di San Leonardo della cattedrale di Wawel, a Cracovia, è lì che ha celebrato la sua prima messa, offerta in suffragio dell’anima di suo padre», spiega ancora Mons. Longhi nel suo lungo discorso alla recente conferenza.
LA “VISIONE” E LA TESTIMONIANZA
Tra i punti certamente più clamorosi e importanti raccontati da Longhi vi è proprio la vicenda dell’invasione islamica “immaginata” e vista durante una delle tante visioni mistiche del grande Giovanni Paolo II. Il racconto di Longhi è preciso, dettagliato e accorato: una testimonianza a tutti gli effetti che potrebbe cambiare non poche cose nel futuro del dialogo tra Chiesa e Islam. Avviene durante una notte in cui il già sofferente Papa Wojtyla, per i primi segni del Parkinson, chiede a Longhi di ascoltarlo molto attentatamente: «Wojtyla cambia tono e voce e facendomi partecipe di una delle sue visioni notturne, mi dice: “Ricordalo a coloro che tu incontrerai nella Chiesa del terzo millennio. Vedo la Chiesa afflitta da una piaga mortale. Più profonda, più dolorosa rispetto a quelle di questo millennio”, riferendosi a quelle del comunismo e del totalitarismo nazista. “Si chiama islamismo. Invaderanno l’Europa. Ho visto le orde provenire dall’Occidente all’Oriente”, e mi fa una ad una la descrizione dei paesi: dal Marocco alla Libia all’Egitto, e così via fino alla parte orientale. Il Santo Padre aggiunge: “Invaderanno l’Europa, l’Europa sarà una cantina, vecchi cimeli, penombra, ragnatele. Ricordi di famiglia. Voi, Chiesa del terzo millennio, dovrete contenere l’invasione. Ma non con le armi, le armi non basteranno, con la vostra fede vissuta con integrità”». Una rivelazione importante, shoccante e che dalle parole dirette del Pontefice polacco getta una luce inquietante su questi tempi di attentati e gravi problemi legati al terrorismo islamista. Del resto Giovanni Paolo II già nella sua ultima Esortazione Apostolica “Ecclesia in Europa” aveva posto una forte attenzione al rapporto delicato e sempre più necessario tra Europa e Islam: «il rapporto deve essere corretto, condotto con prudenza, con chiarezza di idee circa le sue possibilità e i suoi limiti, avendo coscienza del notevole divario tra la cultura europea, che ha profonde radici cristiane, e il pensiero musulmano».