Un caso bizzarro e un epilogo purtroppo tragico a Eboli (Salerno): un 64enne è morto di infarto mentre gli stavano demolendo la casa abusiva, dopo l’avviso e lo scontro con lo Stato che durava addirittura dal 1998 proprio per quella struttura completamente abusiva. Alla fine sabato mattina il Comune manda le ruspe per la definitiva demolizione, ma Salvatore Garofalo (64 anni, residente a Campolongo in via Caracciolo) non ce l’ha fatta: un malore e un improvviso attacco al cuore hanno stroncato il padre di famiglia (3 figli e svariati nipoti) proprio davanti alle ruspe. I familiari di Garofalo e i medici del 118 hanno tentato invano di rianimare il paziente ma Salvatore non si è più ripreso. Ad oggi, l’uomo viveva con un sussidio statale dopo il trapianto ad un rene, era pensionato e nella vita aveva fatto il bracciante: negli anni Ottanta aveva deciso di costruirsi casa ad Eboli assieme alla moglie e ai tre figli ma dal 1998 l’ordine di demolizione per quella casa abusiva aveva iniziato un lungo braccio di ferro terminato duramente e tragicamente sabato scorso.
Secondo l’avvocato della famiglia, Damiano Cardiello, «sarebbe bastato il buon senso e la situazione non sarebbe finita così». In una intervista all’Adnkronos, il legale è durissimo contro lo Stato: «L’ingiunzione parte dal 2008 – spiega – e lo scorso 23 maggio è stato notificato l’ordine di sgombero della casa, da attuarsi entro e non oltre il 7 giugno. Il 27 maggio ho depositato un’istanza di sospensione della demolizione ma è stata rigettata. Il 7 giugno sono arrivati carabinieri e Polizia Municipale per lo sgombero e ho convinto la moglie a fare la demolizione in proprio per evitare le ruspe». Salvatore Garofalo però non ha resisto al dolore per una casa costruita con i suoi sacrifici (anche se comunque abusivamente, questo rimane un problema): «Se si fosse attesa l’approvazione del ddl Falanga, ormai in dirittura d’arrivo – aggiunge l’avvocato – la casa di Garofalo sarebbe finita in coda in quanto abitata».
Il dolore, spiegano i famigliari imbufaliti per la vicenda, «Vedere anni di sacrifici distrutti da una burocrazia ottusa e formale gli ha provocato un dolore immenso». Un caso tragico che poteva essere evitato tempo fa: a concedere i permessi per una casa abusiva, lì è l’origine e il nodo del problema. Intervenire a cascata poi, anni dopo, risulta tardivo e come si può vedere del tutto inefficace, anzi pure dannoso in questo preciso caso sfortunato.