Per almeno mezz’ora si è temuto i peggio nella Stazione Termini, il maggior punto di scambio fra turisti, lavoratori e semplici cittadini di Roma: un allarme bomba è scattato attorno alle ore 15 quando una pattuglia del Reparto Termini della Polizia Locale (che è in postazione fissa nella stazione più importante della Capitale, ndr) ha notato un borsone rosso aperto e una spia rossa ad intermittenza che proveniva dal suo interno. Il panico tra i passeggeri, fatti subito allontanare, con il Comandante generale Antonio Di Maggio che ha disposto subito l’intervento di Polizia, Carabinieri, forze anti terrorismo e artificieri. L’allarme è poi però rientrato alle ore 16.15 quando ci si è resi conto dagli attenti controlli che quella luce non era nient’altro che un lumino elettronico per cimiteri: nel frattempo però l’intera zona di Termini era stata bloccata per timore di un imminente attentato terroristico, come piuttosto visto già altre volte nelle principali città del mondo colpite da attacchi islamisti o simili.
LA SCOPERTA DEL FALSO ALLARME
All’interno del borsone che ha fatto scattare il falso allarme bomba, sono stati ritrovati solo indumenti e stracci, probabilmente appartenenti ad una donna senza fissa dimora tra le tante presenti nella Stazione romana. I vigili urbani avevano transennato la zona all’ingresso dello scalo dal lato di piazza dei Cinquecento per la presenza di un borsone rosso sospetto proprio accanto alla vetrata: quando poi è stato riscontrato che nel borsone c’erano solo vestiti e un lumino per defunti con una batteria luminosa ad intermittenza. «Ancora una volta il corpo della polizia locale dimostra come esso sia fondamentale nella strategia della sicurezza pubblica, nonostante l’indifferenza alla valorizzazione e tutela dei suoi appartenenti dai governi fin qui succedutisi rimasti sempre con la promessa di una nuova legislazione speciale per le polizie locali oramai sempre più distanti dallo stereotipo di sordiana memoria», spiega il segretario provinciale dell’Ugl di Roma, Sergio Fabrizi.