Chi pensava che lo stalking fosse fatto soltanto di pedinamenti, richieste insistenti e avances sgradite doveva ancora fare i conti con il petomane “dirompente” di Milano, la guardia museale del Mudec, il Museo delle culture in zona Navigli, accusato da due colleghe di età compresa tra i 50 e i 60 anni di molestie perpetrate attraverso frasi a sfondo sessuale e con “rumori tratti dal proprio corpo”. Avete capito bene: i rumori corporali ai quali si fa riferimento sono la classiche e maleodoranti puzzette, che il molestatore parrebbe mettere in atto nell’ambito di una vera e propria strategia di terrorismo psicologico. Un utilizzo, quello del presunto stalker, a quanto pare consapevole del proprio sfiatatoio, una padronanza a dir poco assoluta, se è vero quel che si legge nel capo d’imputazione a lui contestato e cioè che all’interno della guardiola del Mudec, in presenza delle malcapitate colleghe, l’uomo producesse “con il proprio corpo rumori molesti in modo da cagionare in loro un perdurante e grave stato d’ansia e di paura”, condizione psicologica necessaria affinché possa essere contestata la condotta dello stalking.
GLI “ATTI PERSECUTORI” DEL PETOMANE
Nel dare conto della storia di questo presunto stalker affetto da petomania non siamo in grado di dirvi, dopo la denuncia presentata in magistratura dalle due guardie del Mudec attaverso il loro legale, come si siano svolte le indagini. Ci spieghiamo meglio: non sappiamo se per verificare l’esistenza dei suddetti “rumori corporali” si sia fatto affidamento ad esempio a delle registrazioni. Quel che sappiamo, però, è che se questi “atti persecutori” venissero confermati anche in tribunale – come riportato da Il Giorno – il petomane rischierebbe di pentirsi pesantemente. La pena prevista per questo tipo di reato (atti persecutori, non per le innocue puzzette) prevede dai sei mesi ai quattro anni di reclusione. Nella speranza che la verità venga appurata e sia fatta giustizia, concedeteci una battuta: se il petomane finisse realmente in carcere, che vada in isolamento o almeno che la stanza sia grande e arieggiata. Non c’è bisogno che vi spieghiamo il perché.