Anche il Napoli sarebbe finito nel mirino della Procura Figc che ha deciso di aprire un’indagine al fine di valutare l’esistenza o meno di eventuali rapporti tra il club di De Laurentiis e i suoi ultrà, nello specifico quella parte della tifoseria legata alla criminalità organizzata. Lo riporta SkySport nella sua edizione online. La decisione giunge dopo le parole dei giorni scorsi rilasciate alla commissione antimafia dal sostituto procuratore della Dda di Napoli Enrica Parascandolo, che aveva sostenuto la possibilità concreta di “una forma di controllo” da parte della camorra. “Ma questo non vuol dire che le curve siano appannaggio dei clan o che i clan condizionino la gestione o la vendita dei biglietti”, aveva poi aggiunto, tranquillizzando anche sull’assenza di elementi d’indagine in grado di far pensare a “frequentazioni del vertice della società con i clan per acquietare la curva”.
Il sostituto procuratore della Dda ha negato dirette collaborazioni tra Napoli e ultrà ma si è soffermata soprattutto sulla presenza a bordo campo del figlio del boss della camorra, Antonio Lo Russo e definita “tutt’altro che occasionale”. La Società Calcio Napoli, a tal proposito ha messo a disposizione della Procura Figc e della Dia l’intera documentazione relativa a coloro che potevano accedere a bordo campo nel campionato 2009-2010. “Antonio Lo Russo era presente a bordo campo con un pass con la qualifica di giardiniere, e non era l’unico”, ha specificato Parascandolo, specificando di aver eseguito tutte le necessarie indagini sul caso. Dalle attività investigative svolte, tuttavia, è stata esclusa la responsabilità del club: “nessun rapporto diretto intercorreva tra i giardinieri e la società”. Dopo quanto accaduto alla Juventus, dunque, il capo Procura della Figc, Giuseppe Pecoraro ha deciso di aprire un fascicolo anche sui rapporti tra Napoli e ultrà proprio in seguito all’audizione in commissione antimafia della Parascandolo.