Che la famiglia italiana fosse vessata dal sistema fiscale non è una novità, e come Forum delle associazioni familiari da diversi anni – non da soli – stiamo lanciando l’allarme, con urgenza tanto maggiore in questi anni di dura crisi, dove le famiglie hanno dovuto fare i conti con un impoverimento generale dei redditi e delle opportunità di lavoro, mentre le politiche attive hanno protetto soprattutto banche e bilanci delle amministrazioni pubbliche, indebolendo per giunta quei settori di spesa pubblica che invece sostenevano le famiglie: welfare, sanità, servizi socio-assistenziali.
I dati presentati in questi giorni dal Centro studi ImpresaLavoro sul cuneo fiscale in questo senso sono un drammatica conferma, e la loro analisi solleva qualcosa di più di una sacrosanta indignazione, anche perché emerge, nel sistema fiscale italiano, una persistente e tenace persecuzione, proprio per alcune tipologie familiari. Ad esempio, una famiglia monoreddito con figli ha in media pagato al fisco nel 2014 640 euro in più del 2009. Dopo anni di crisi, con redditi da lavoro in genere decrescenti, a queste famiglie, che hanno figli, sono state chieste più tasse! Inaccettabile, paradossale, ma in fondo solo l’ennesima dimostrazione, supportata dall’autorevolezza dei dati Ocse, della schizofrenia del sistema fiscale italiano.
Del resto è quello che è successo proprio con i mitici “80 euro elettorali” del Governo Renzi: una famiglia con tre figli con un solo reddito di 28.000 euro (quindi superiore ai 26.000 euro), non ha ricevuto alcun contributo dai 10 miliardi del cuneo fiscale: e vivere con 28.000 euro lordi all’anno con tre figli non è proprio una passeggiata! Una famiglia in cui ci sono tre percettori di reddito con 24.000 euro di reddito ciascuno (reddito familiare totale 72.000 euro) ha invece ricevuto ben 240 euro al mese.
Eppure bastava che il Governo ascoltasse la semplice proposta del Forum: non dare 80 euro a tutti, ma darne 60 a tutti, e poi dare 20 euro per ogni figlio. Così, a parità di reddito, un single avrebbe percepito 60 euro, mentre una famiglia con tre figli, ne avrebbe ricevuti 120. Un po’ più equo, rispetto ai carichi familiari! Troppo semplice, evidentemente: e quindi, proposta respinta. Per penalizzare, poi, proprio le famiglie con figli, soprattutto quelle monoreddito.
Che il fisco sia ostile alle famiglie con figli lo dimostra anche il fatto che l’Italia si presenta ai primi posti nella poco gradevole graduatoria dei paesi europei con il più alto tasso di povertà minorile: cioè, nel nostro Paese ci sono molto bambini che vivono in famiglie sotto la soglia di povertà, spesso solo perché fanno parte di famiglie con tre o più figli. Nascere in una famiglia con tre figli aumenta di quasi un terzo la probabilità di diventare poveri. E la politica latita, o si limita a stanziare “altri 80 euro” per ogni bambino sotto i tre anni, ma solo per i primi tre anni, e solo fino al 2018. E poi, i bambini nati in questi anni, su che sostegno potranno contare? Altro che politiche strutturali!
Dice il documento di ImpresaLavoro: “La crescita del cuneo fiscale finisce insomma per penalizzare quelle famiglie che vivono con un solo stipendio e che invece andrebbero aiutate. In valori assoluti, nel 2014 una famiglia con figli a carico e un unico reddito (in media pari a 30.462 euro) ha infatti sopportato un cuneo fiscale pari a 11.880 euro, circa 640 euro annui in più di quello che sarebbe stato se l’incidenza del fisco fosse rimasta ai livelli del 2009. Persino un single con un reddito medio e senza figli a carico ha avuto un incremento più contenuto (+426 euro verso gli attuali 14.683 euro)”. Sembra di assistere a una precisa e mirata campagna fiscale, articolata per modelli familiari: peccato che la mira sia totalmente sbagliata, e penalizzi le famiglie monoreddito e quelle con figli. Alla faccia della sbandierata attenzione del Paese all’infanzia e alla natalità!
Commentare questi dati è difficile, perché spesso ci si ritrova a pensare che i trend descritti non sono affatto nuovi, ma rappresentano una situazione di medio periodo; verrebbe quasi da dire: “Perché sorprendersi? Che novità c’è in questi numeri?”. Poi però arriva l’indignazione, perché vedere un fisco così efficace nel perseguitare le famiglie più generose, quelle che ancora investono nelle nuove generazioni, fa sorgere spontanea una domanda: “Queste politiche fiscali sono così perché non sono capaci di fare politiche familiari, oppure sono così inique perché alcune famiglie non piacciono?”. Sembra quasi che il fisco sia al servizio di certi progetti tecnocratici europei, per cui tutte le famiglie devono essere a doppia carriera, non bisogna fare troppi figli, ed è quasi meglio essere single: fiscalmente vantaggioso, di sicuro!
Allora, in conclusione: ogni tanto leggere i dati con un punto di vista originale è importante, e lo sforzo di ImpresaLavoro è davvero prezioso, perché si è posto la domanda giusta:; “Quali forme familiari ci guadagnano, e quali ci perdono, con il nostro fisco, così com’è oggi?”. La risposta però dovrebbe generare un’insurrezione generale dei genitori, delle famiglie con figli, di quei sempre meno numerosi coraggiosi, che preferiscono dedicare ai propri figli la propria vita, il proprio reddito, le proprie opportunità professionali, i propri risparmi, e che invece trovano un fisco patrigno, pronto a ignorarli, quando non a penalizzarli.
Ma perché non tornano tutte in piazza, con i loro passeggini, queste famiglie, a testimoniare che il futuro del Paese dipende anche da loro?