Ragazzini lasciati con in mano trappole mortali. Non stiamo parlando di congegni pensati per dare la morte, anzi le “magnifiche e progressive sorti” della tecnologia moderna le propagandano come oggetti necessari alla felicità, indispensabili per essere alla moda, doverosi per lavoro e per mantenere i rapporti. Dunque è bene ce li abbiano tutti, altrimenti “sei out”. Anche in paesi poveri, dove si fa fatica a mettere insieme il pranzo con la cena l’iPhone non può mancare, anche se hai 14 anni, anche se non capisci quasi nulla di come funzionano le prese elettriche, i fili di conduzione. E magari quello smartphone ci hai messo tanto tempo a convincere i genitori a comprartelo, o hai risparmiato ogni centesimo per arrivare a mettere insieme i soldi per averlo. O, peggio, lo hai comprato falso, come si usa nei paesi orientali, anche in Vietnam dove è successa la tragedia. E dunque potenzialmente difettoso. Ma difettoso o no, la morte della 14enne Le Thi Xoan è il frutto di una tecnologia ammorbante, assassina.
Il suo iPhone 6 sempre vicino, anche a letto, il cavo della ricarica attaccato alla presa vicino al letto; peggio, il filo che passava sul suo letto, sul suo corpo, magari perché troppo corto (come i modelli non autenticamente Apple) e pure rovinato, con uno squarcio da cui si vedeva la guaina di plastica rotta e i fili sotto tensione. E’ bastata una lacrima versata nel sonno, un po’ di saliva e Le Thi Xoan è morta fulminata. Allucinante. I genitori l’hanno trovata così nel suo letto il mattino dopo, inutile la corsa in ospedale: la ragazzina era morta per “elettrocuzione”, scarica elettrica da un impianto in tensione. Il cavo di ricarica era sul suo petto. Non si può morire così. Genitori, allontanate questi strumenti di morte almeno quando i vostri figli vanno a dormire.