Il 10 settembre ricorre l’anniversario della morte di San Nicola da Tolentino, scomparso il 10 settembre del 1305. Per questo la Chiesa Cattolica ne celebra la memoria in questa data. San Nicola di Compagnone, divenuto in seguito noto come “da Tolentino” in quanto trascorse parte della sua vita in questa città, nacque nell’anno 1245 nel piccolo borgo marchigiano di Sant’Angelo in Pontano (nell’attuale provincia di Macerata). I genitori di San Nicola appartenevano alla piccola borghesia cittadina. Secondo l’agiografia, i due genitori, in età ormai avanzata e non riuscendo a concepire figli, si sarebbero recati in pellegrinaggio a Bari, per visitare la tomba di San Nicola. Una volta tornati a Sant’Angelo, la coppia riuscì finalmente ad avere un figlio, che venne chiamato Nicola per ringraziare l’intercessione del santo patrono del capoluogo pugliese. Quel che è certo è il grande talento del giovane Nicola nel campo degli studi e la sua fortissima vocazione religiosa, manifestatasi sin dalla più tenera età. All’età di quattordici anni, San Nicola entrò come oblato tra gli Eremitani di Sant’Agostino del suo borgo d’origine. Dopo meno di cinque anni di presenza tra gli oblati, San Nicola prese l’importante decisione di entrare definitivamente a far parte dell’ordine religioso, pronunciando i voti nel 1264. Nel 1274, a ventinove anni d’età, San Nicola completò il suo percorso di formazione e venne consacrato sacerdote nella città di Cingoli.Dopo aver vissuto in diversi monasteri del suo ordine, dando ogni volta un fulgido esempio di fede e di devozione, nel 1275 i suoi superiori lo destinarono al convento di Sant’Agostino di Tolentino. Nonostante la giovane età, Nicola aveva già conquistato una fama di santo.Moltissimi si mettevano in viaggio dalle località più remote dell’Italia centrale solamente per potersi confessare o per ricevere da lui un consiglio, una parola di conforto, una benedizione. San Nicola viveva intensamente la sua giornata, dedicandosi alla preghiera, all’evangelizzazione, all’amministrazione dei sacramenti, alla conversione dei peccatori. Per potersi avvicinare maggiormente a Dio, San Nicola si sottoponeva a lunghe veglie e a estenuanti digiuni. Piegando in questa maniera il corpo, San Nicola poteva avvicinare ogni giorno di più la sua anima all’Altissimo. San Nicola però, che mortificava il suo corpo ogni giorno, non dimenticava mai i bisogni corporali degli altri: per questo era solito distribuire cibo ai bisognosi che si recavano da lui per farsi confessare. Dando loro oltre a una parola di conforto anche un pezzo di pane, San Nicola sapeva di impedir loro di peccare per necessità, allontanando le tentazioni e permettendo loro di avvicinarsi al Paradiso. Dopo una vita di preghiera, tormentato dalla malattia e stremato dagli estenuanti digiuni, San Nicola si spense a Tolentino il 10 settembre del 1305. La forte devozione popolare che accompagnò il santo fece sì che il suo processo di canonizzazione iniziasse già pochi anni dopo il giorno della sua morte. La causa di santificazione di Nicola da Tolentino venne iniziata nel 1325 dal pontefice Giovanni XXII. Dopo un lungo processo, Nicola da Tolentino venne proclamato finalmente santo nel 1446 da papa Eugenio IV. San Nicola venne ricordato per la sua mitezza, la “sancta simplicitas”, la sua devozione e il suo rigido rispetto per i precetti della Fede e per i voti pronunciati. Nonostante le tentazioni del Demonio, San Nicola da Tolentino non tradì mai i voti pronunciati e, attraverso la costante mortificazione del corpo, allontanò sempre da sé le lusinghe carnali, mantenendosi vergine sino alla morte. San Nicola da Tolentino è il patrono di naufraghi, appestati, carcerati. Per la sua costante preghiera per i defunti, San Nicola da Tolentino è ancor oggi il santo più invocato per intercedere per le anime presenti nel Purgatorio. Sulla vita di San Nicola sono stati tramandati numerosi aneddoti.
Uno dei più curiosi riguarda il cosiddetto “ponte del diavolo” di Tolentino. Il ponte sull’impetuoso fiume Chienti metteva a dura prova gli architetti. L’incaricato della sua costruzione, disperato per i numerosi tentativi falliti, avrebbe fatto un patto con il Demonio per riuscire a edificarlo. Il Maligno acconsentì, ma chiese a cambio l’anima del primo essere vivente che l’avrebbe attraversato. L’architetto, pentitosi, si confessò da San Nicola: questi lo assolse ed escogitò uno stratagemma. Dopo aver preso un cane randagio, lanciò una caciotta sul ponte. L’animale, affamato, si lanciò sul formaggio, attraversando il ponte. Questo permise a San Nicola di beffare il diavolo.