— Dio, come stiamo cadendo in basso… Mi diceva qualche giorno fa un amico del Colorado, “forse credevi di esserti lasciato in Italia la politica come barzelletta…”.
Sinceramente, se questa è una barzelletta, non fa ridere. Semmai il sentimento che lo scenario di oggi ci caccia in gola è quello di un disagio, presente, pungente, ma vagamente intuito nelle sue ragioni. Mi pare proprio che ben pochi abbiano una percezione adeguata del livello di frantumazione sociale che si sta generando.
Il livore aspro e grossolano di cui si colorano mosse e contromosse di candidati, partiti e gruppi di opinione spazza via le ultime speranze di chi si era illuso che queste elezioni potessero portare qualcosa di nuovo. Di cosa sto parlando? Sto parlando delle telenovele su Trump e le donne (nulla da invidiare a Berlusconi ed il caso Ruby), come le guarda, come le tratta, come ne parla; sto pensando al fatto stesso di avere un candidato come Mr. Trump; sto parlando dello smarrimento e delle lotte intestine di un partito repubblicano devastato e svuotato di quelle quattro idee che forse aveva; sto pensando ad Hillary Clinton, moglie di un ex presidente che probabilmente diventerà presidente e che vuole mettere il marito (l’ex presidente) al timone dell’economia alla ricerca di una indispensabile ripresa; sto pensando alla campagna “socialista” condotta da Bernie Sanders che ha interessato molto più i giovani bianchi benestanti che quei poveri e quelle minoranze che in teoria avrebbe dovuto conquistare; sto pensando al film che ho visto l’altra sera, The Big Short (“La grande scommessa”, ndr) sulle malefatte di Wall Street e le sue collusioni politiche, un bel film che non a caso non ha vinto un bel niente. E infine sto pensando che ci aspettano mesi di battaglie legali fino ai massimi livelli della Corte Suprema per decidere in che bagno andare a far la pipì.
Sembra un inarrestabile processo entropico in cui tutti si allontanano da tutti perché chi comanda le danze ci spinge sempre più lontano dalla realtà. Osservare al microscopio le donne di Trump o le smorfie di Hillary rende la nostra vita migliore? Certamente no, e non ci serve neanche per decidere chi votare.
Ormai il rapporto con la realtà — persone, cose, situazioni — cui siamo educati è come quello dei “reality shows”: c’è forse qualcosa di più irreale di un reality show?
Per fortuna c’è ancora gente che lavora, che costruisce e che sa voler bene, sennò saremmo persi. Le donne di Trump, la ieraticità di Hillary, le fisse di Sanders o i bagni delle scuole poco importano. Di conseguenza questi uomini e donne poco interessano alla politica. Il condor della California è specie protetta, l’uomo di buona volontà no.