Padre Lombardi ricorda nell’editoriale, dal titolo “Shoah e mistero di Dio”, le parole pronunciate dal Papa durante l’udienza generale di mercoledì scorso: «La Shoah induca l’umanità a riflettere sull’imprevedibile potenza del male quando conquista il cuore dell’uomo». Parole non nuove – sottolinea il portavoce vaticano, ma che hanno ripreso «la profonda meditazione del suo discorso nel campo di concentramento di Auschwitz». Il Papa – aggiunge padre Lombardi – «non ha solo condannato ogni forma di oblio e di negazione della tragedia dello sterminio di sei milioni di ebrei, ma ha richiamato i drammatici interrogativi che questi eventi pongono alla coscienza di ogni uomo e di ogni credente. Perché è la fede nella stessa esistenza di Dio che viene sfidata da questa spaventosa manifestazione della potenza del male. La più evidente per la coscienza contemporanea, anche se non la sola. Benedetto XVI lo ha riconosciuto lucidamente nel discorso di Auschwitz, facendo sue le domande radicali dei salmisti a un Dio che appare silente ed assente. Di fronte a questo duplice mistero, della potenza orribile del male, e dell’apparente assenza di Dio – conclude l’editoriale – l’unica risposta ultima della fede cristiana è la passione del Figlio di Dio. Queste sono le questioni più profonde e decisive dell’uomo e del credente di fronte al mondo e alla storia. Non possiamo e non dobbiamo evitarle e tanto meno negarle. Se no, la nostra fede è ingannevole e vuota. Chi nega il fatto della Shoah non sa nulla né del mistero di Dio, né della Croce di Cristo. Tanto più è grave, quindi – è il monito al vescovo lefebvriano Richard Williamson e al capo della comunità lefebvriana del nordest, don Floriano Abrahamovicz, ma anche a chiunque la debba pensare al loro stesso modo – se la negazione viene dalla bocca di un sacerdote o di un vescovo, cioè di un ministro cristiano, sia unito o no con la Chiesa cattolica».