A Palermo, martedì, il segretario del circolo di Forza Nuova Massimo Ursino viene bloccato da cinque uomini mascherati, legato e imbavagliato, picchiato fino a una prognosi di 20 giorni in ospedale, ripreso col telefonino e il video messo sui social.
A Perugia, un propagandista della lista Potere al popolo viene picchiato e accoltellato.
Qualche giorno fa, a Piacenza, in una manifestazione antifascista, un poliziotto è caduto e si è trovato isolato fra i manifestanti, in una decina gli sono andati addosso e lo hanno picchiato in modo vile e brutale. Smettetela!, ho urlato a quei vigliacchi quando ho visto la scena in tv.
Naturalmente io sono antifascista, ma da tanti anni mi sento completamente contrario alla violenza dei centri sociali e dunque dell’estremismo antifascista. In democrazia valgono solamente i limiti stabiliti per legge per condannare delle forme di manifestazione d’opinione. Ma ci sono frange di estremisti, sia a sinistra che a destra, che si sostituiscono alla Stato e alla legge, perché sostengono che al loro nemico deve essere impedito di esistere, non deve avere diritti nella democrazia.
Ecco, il problema è l’idea di nemico: se si pensa che una parte non ha diritto di avere presenza e opinioni è perché si ritiene che lo Stato, la legge, la democrazia non esistono, sono illusioni ingannevoli. Ma siccome il potere esiste, allora quel potere che lascia esistere il nemico va combattuto con un’altra forma di potere: la violenza.
Il terrorismo più diffuso oggi è quello espresso da un islamismo politico che pretende di imporre la religione attraverso l’uso del potere. Ma i nostri violenti non sono diversi: nascono da una radicale esigenza di identità che non sanno concepire come un prima della politica, e quindi per loro essere comunisti o fascisti è la definizione della propria identità. In tal modo non c’è spazio per la fede, gli ideali, l’umanesimo, neppure per il rispetto l’io come persona. Il “noi” del gruppo elimina ogni consistenza personale.
A livello di analisi politica, a mio modo di vedere non esiste un problema di ritorno del fascismo, checché se ne dica, e neppure del comunismo, nel senso che non vi sono movimenti d’opinione in crescita e annuncianti un futuro di liquidazione della democrazia. Ci sono certo degli schieramenti di opinione che per raccogliere il consenso esasperano i giudizi su problemi reali, come avviene per il fenomeno migratorio o per la perdita dei valori, che tanto allarma per una diseducazione generale.
La democrazia può affrontare i problemi della società e dell’etica attraverso un buon governo e un dibattito ampio prima di emanare le leggi. Sta a noi tutti ragionare prima di tutto sulle dimensioni pre-politiche, che contengono il tutto della realtà e possono anche farci vedere la positività presente e la direzione positiva della storia.