Sono quasi 45 gli anni di reclusione in totale, stabiliti nella giornata di ieri dal gip Ferdinando Buatier de Mongeot nell’ambito dell’udienza preliminare con rito abbreviato, a carico dei tre uomini ritenuti gli esecutori materiali dell’omicidio dell’architetto Alfio Molteni. Un delitto atroce e che vede indagati numerosi soggetti, le cui indagini sono andate avanti per lunghi mesi fino a condurre, solo lo scorso 22 marzo ad un nuovo arresto. Come rivela l’agenzia di stampa Ansa, la nuova ordinanza di custodia cautelare da parte dei Carabinieri di Como e del Reparto crimini violenti del Ros, è stata eseguita nei confronti di un uomo ritenuto anche lui coinvolto nell’agguato mortale di Molteni e che va così ad aggiungersi alla ex moglie Daniela Rho ed al suo amante. Il nuovo arrestato, secondo gli inquirenti, aveva affiancato gli altri due presunti killer nell’agguato a fuoco che culminò dopo la lunga escalation di aggressioni ed attentati a carico dell’architetto 58enne, tutti organizzati dalla Rho e dal nuovo compagno al fine di mettere in cattiva luce Molteni e riuscire così ad ottenere l’affidamento esclusivo delle due bambine. (Aggiornamento di Emanuela Longo)
Sono giunte ieri le prime attese condanne per l’omicidio dell’architetto Alfio Molteni, freddato nell’ottobre di due anni fa. La più severa, come riporta Repubblica.it, è andata a carico dell’ex guardia giurata Luigi Rugolo, condannato in primo grado con rito abbreviato a 19 anni di reclusione. Secondo la ricostruzione degli investigatori, l’ex moglie di Molteni, Daniela Rho, insieme all’amante Alberto Brivio, nel periodo che andava tra la fine del 2014 ed il 2015 avevano messo a punto una serie di attentati ai danni dell’architetto. Brivio avrebbe quindi incaricato Rugolo affinché desse “una lezione” a Molteni, ormai in procinto di separazione dall’ex moglie. Appena fuori dall’abitazione dell’ex moglie, la guardia giurata aggredì il 58enne. Successivamente incendiò l’auto di Alfio Molteni e, dopo un primo attentato a colpi di pistola contro la facciata dell’abitazione di Carugo si fece prendere dalla follia omicida fino all’agguato che provocò l’uccisione dell’uomo, assassinato con due colpi di pistola. (Aggiornamento di Emanuela Longo)
Nella giornata di ieri si è svolta l’udienza preliminare sull’omicidio di Alfio Molteni, l’architetto di Carugo, in provincia di Como, ucciso sotto la propria abitazione il 14 ottobre 2015. Nel corso dell’udienza, come rivela Repubblica.it, il gip Ferdinando Buatier de Mongeot ha espresso le prime condanne: 19 anni di reclusione a Luigi Rugolo, ex guardia giurata accusata di omicidio volontario, porto abusivo di armi, rapina, furto e incendio. Le condanne non si sono esaurite qui: oltre all’ex guardia giurata sono stati condannati anche Michele Crisopulli e Giuseppe De Martino, rispettivamente a 18 e 7 anni di reclusione. De Martino dovrà rispondere dei soli reati di stalking e incendio, mentre in altra sede dovrà rispondere anche del concorso materiale nell’omicidio di Alfio Molteni. Tutti e tre gli uomini sono stati giudicati con rito abbreviato e ritenuti dal giudice i veri esecutori materiali del delitto dell’architetto di Carugo. Le condanne giunte nella giornata di ieri rispecchiano le richieste avanzate dal pubblico ministero, Pasquale Addesso.
Prima dell’omicidio, Alfio Molteni fu vittima di tutta una serie di episodi incendiari. Secondo la tesi della procura, a commissionare il delitto dell’architetto fu l’ex moglie, con l’aiuto del nuovo compagno. La donna mirava ad ottenere l’affidamento esclusivo delle figlie e con questi episodi a scapito dell’ex aveva intenzione di dimostrare la “vita pericolosa” che Molteni conduceva. La ex moglie, Daniela Rho, insieme all’amante Alberto Brivio saranno giudicati in un processo a parte. Entrambi furono arrestati lo scorso settembre e risultano ora accusati di omicidio in concorso, detenzione illegale e porto d’arma, danneggiamento aggravato e stalking. Nell’ambito del delitto di Alfio Molteni, noto architetto brianzolo di 58 anni, in questi mesi sono stati eseguiti diversi arresti, l’ultimo avvenuto lo scorso marzo, quando a finire in manette è stato un altro modo, secondo l’accusa anche lui facente parte del gruppo incaricato per uccidere Molteni.